L’architetto sognatore

Ada Masoero |  | Milano

Non è la prima volta che Andrea Branzi (Firenze, 1938) espone da Antonia Jannone. Questa volta, però, nella mostra «Altri luoghi», aperta dall’8 febbraio all’11 marzo, porta sculture inedite realizzate tra il 2015 e il 2016, ambientate in piccoli universi narrativi ed evocativi, quasi scenografie racchiuse in teche di vetro o di plexiglas, nelle quali si muovono minuscoli guerrieri e lottatori, stilizzate danzatrici, insetti oversize, spesso sorvegliati da immagini totemiche, che svariano da idoli di culture extraeuropee a impassibili divinità del pantheon classico.

Osservando i piccoli personaggi in azione, la mente va a certi «teatrini» di Fausto Melotti, o a certi bronzi di Alberto Giacometti le cui figurette si muovono entro elusive scatole spaziali, ma si tratta di evocazioni, di echi e nulla di più, perché Branzi, architetto, designer, teorico e docente universitario, parla la lingua
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