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In quattro mesi promosso ceo

Una nuova nomina ai vertici di Christie's

Bruno Muheim

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L’irresistibile ascesa di Guillaume Cerutti è davvero straordinaria, ma il modo di comunicarla di Christie’s lascia perplessi. Ricordiamo brevemente il suo percorso: «directeur de cabinet» del Ministro della Cultura, entra in Sotheby’s nel 2007 come presidente di Sotheby’s France.

Non sentendosi abbastanza apprezzato dal board, passa a Christie’s il primo settembre 2016 come presidente di Europa e Asia. Nel frattempo la famiglia Pinault aveva chiesto a Patricia Barbizet, la donna di ferro del gruppo, di prendere le redini di Christie’s come presidente e ceo, nei tempi difficili della crisi.

È evidente che la Barbizet aveva «rapito» Cerutti con lo scopo di farne l’elemento chiave dell’azienda, ma è rarissimo vedere un responsabile «territoriale» di una multinazionale assumerne la gestione mondiale in soli quattro mesi. Oltre a ciò, il modo di dare la notizia sembra totalmente improvvisato: un comunicato stampa incomprensibile, con staff e dirigenti che l’hanno saputo alla vigilia dell’annuncio ufficiale.

Tornando sul nuovo organigramma di Christie’s, la posizione di presidente e di ceo della Barbizet (che rimane vicepresidente) è stata divisa tra il presidente François Pinault e il ceo Cerutti. Jussi Pylkkänen, che sogna da sempre di gestire l’azienda, rimane al suo posto come Stephen Brooks.

Da parte sua, François Pinault assume egli stesso la presidenza; peraltro la sua competenza è indiscutibile, avendo costituito la collezione di arte contemporanea più importante al mondo. Potrebbe profilarsi un conflitto di interessi: può un attore determinante del mercato essere presidente dell’azienda con cui mantiene rapporti sia come venditore sia come compratore sia come proprietario?

Il crollo dei risultati di Christie’s certo non è imputabile alla gestione di Barbizet, ma alla drastica riduzione dei margini per un’attività che non è produttiva ma che vive di commissioni sempre più ridotte e che per affrontare la concorrenza obbliga la famiglia Pinault a impegnarsi in prima linea.

Il compito di Cerutti è arduo, ma tutti concordano nel dire che i suoi primi tre mesi d’attività sono stati un grande successo e che ha saputo immediatamente rianimare il dinamismo e la fiducia dello staff. Nel contesto di Brexit è notevole il fatto che le tre posizioni chiave di Christie’s siano occupate da francesi.

Nei prossimi mesi si capirà meglio la fretta di questi cambiamenti: la spiegazione più evidente sarebbe che il gruppo Pinault è tentacolare, Christie’s ne è solo una parte e il tempo consacrato dalla Barbizet è sottratto al tempo globale dedicato al gruppo. Il fattore tempo è sempre più fondamentale e altri rami del gruppo soffrono anch’essi questa eterna crisi economica.

Almeno vi è la dimostrazione di una chiara direzione e di una volontà organizzativa sostenuta dalla proprietà e dal management di Christie’s, che mancano invece da Sotheby’s.

Bruno Muheim, 19 gennaio 2017 | © Riproduzione riservata

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