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Il tris di via Manzoni

Tre gallerie milanesi per Ranzoni, l’Orientalismo e i coloristi veneziani

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Ada Masoero

Giornalista e critico d’arte Leggi i suoi articoli

Tris di mostre nel piccolo «Louvre des Antiquaires» milanese di via Manzoni 45: fino al 24 giugno le Gallerie Maspes presentano «Daniele Ranzoni. Lo scapigliato maudit», a cura di Annie-Paule Quinsac. La mostra riunisce 11 tra i suoi dipinti più famosi, tutti da collezioni private, che ne illuminano il percorso sin dalla stagione scapigliata, quando Ranzoni (1843-89) inaugurò con Tranquillo Cremona un linguaggio pittorico nuovo, libero dai vincoli accademici.
Del tempo del soggiorno in Inghilterra (1877-79), dove riscosse un grande successo presso l’alta borghesia, sono in mostra «In contemplazione», «Giovinetta inglese» e «Barboncino bianco». I suoi ritratti femminili sono rappresentati da altri vertici della sua pittura (per tutti, il «Ritratto della signora Pisani Dossi» e il «Ritratto di Antonietta di Saint-Léger», già collezione Jucker), accompagnati da incantevoli ritratti di bambini. Gam Manzoni presenta, fino al 25 giugno, una collettiva sull’«Orientalismo», curata da Enzo Savoia e Francesco L. Maspes, il cui sottotitolo, «In viaggio dall’Egitto a Costantinopoli», dà conto della geografia di quella sorta di «Oriente dello spirito» che esercitò un’intensa fascinazione anche sugli artisti italiani tra Otto e Novecento. In mostra figurano 30 dipinti, opera di chi quei luoghi li visitò (come Alberto Pasini, che viaggiò in Medio Oriente sin dagli anni ’50 dell’Ottocento, su commissione del Governo francese, e Fausto Zonaro, che visse dal 1891 a Istanbul, guadagnandosi l’incarico di pittore ufficiale di corte) e di chi, invece, si affidò alla sola immaginazione, come Gerolamo Induno e Domenico Morelli.
Quattro le sezioni: la donna in costume orientale (con i fratelli Fabio e Alberto Fabbi, Gerolamo Induno e Domenico Morelli; un focus su Alberto Pasini; un omaggio a Costantinopoli (con Zonaro soprattutto) e l’Oriente mistico di Pompeo Mariani e, ancora, di Domenico Morelli, qui con il dipinto ritrovato «La figlia di Jorio», 1874. «I maestri del colore. Arte a Venezia nell’800» è la rassegna presentata (fino al 20 maggio) da Bottegantica. Nella mostra, curata da Enzo Savoia e Stefano Bosi, va in scena la scuola veneziana «del vero», fiorita in Laguna tra gli anni Settanta e Ottanta del XIX secolo, quando un manipolo di pittori seppe narrare il tempo «moderno» avvalendosi della magia del colore tipica della più alta tradizione veneziana. Quaranta le opere esposte, tutte da famose collezioni private, di Guglielmo Ciardi (con i figli Beppe ed Emma), Favretto, Nono, Zandomeneghi, Tito, Milesi, Fragiacomo, Dall’Oca Bianca e altri.

Ada Masoero, 09 aprile 2017 | © Riproduzione riservata

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Il tris di via Manzoni | Ada Masoero

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