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Il patrimonio di Bellini

Dopo tre secoli, torna a Vicenza la «Trasfigurazione di Cristo» di Giovanni Bellini (Venezia, 1430-1516), dipinta tra il 1478 e il 1479 per il Duomo, ma rimossa nel 1613 per approdare alla collezione Farnese di Parma e, da lì, a Capodimonte, a Napoli.

Durante l’occupazione napoleonica si verificarono anche ben due tentativi, sventati, di trasferire in Francia il capolavoro che, dall’8 ottobre al 26 febbraio 2017, è esposto alle Gallerie d’Italia-Palazzo Leoni Montanari, sede espositiva di Intesa Sanpaolo a cui si deve l’iniziativa «Ospite illustre». Con questo rientro si ricostituisce l’originale patrimonio vicentino di Bellini, nella ricorrenza dei 500 anni dalla sua scomparsa, che avrebbe dovuto sostanziarsi di molti itinerari, ma di cui questa iniziativa è uno dei pochi esempi concreti.

Nella Chiesa di Santa Corona è invece visibile il «Battesimo di Cristo», databile tra il 1500 e il 1502: una composizione caratterizzata dalla verticalità delle figure di Gesù, del simbolo della colomba e della figura del Padreterno nel contesto paesaggistico tipico dell’artista. Ricco di simbolismi, specie per il riferimento alle lapidi con scritte ebraiche, è anche il «Cristo Crocifisso in un cimitero ebraico», che appartiene alle collezione di Palazzo Thiene, sede della Banca Popolare di Vicenza, ma che per l’occasione è ospitato al Museo Civico di Palazzo Chiericati dove, per la cura del direttore scientifico Giovanni Federico Carlo Villa, è al centro di una mostra-dossier dedicata all’invenzione del paesaggio moderno e corredata da esempi di paesaggi architettonici, botanici (oltre trenta le specie rappresentate nei dipinti di Belini) e anatomici. L’iniziativa è contestuale alla riapertura dell’ala novecentesca del museo, nell’ambito di un complessivo recupero di Palazzo Chiericati, che dovrebbe concludersi entro il 2017.

Lidia Panzeri, 07 ottobre 2016 | © Riproduzione riservata

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Il patrimonio di Bellini | Lidia Panzeri

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