Il «metodo Romano» è sempre vivo

L'omaggio di un'allieva a un maestro della schedatura

Giovanni Romano con una tavola di Antoine de Lonhy
Cinzia Piglione |  | Torino

Sembra opportuno ritornare sul metodo di Gianni Romano, nei mesi in cui al Museo Civico d’Arte Antica di Torino è in corso una mostra a lui dedicata. Il museo di Palazzo Madama raccoglie, per sua vocazione, preziose testimonianze del territorio e sono davvero tante le opere delle sue collezioni studiate nel corso della sua carriera da Romano.

Le schede su cui voglio riportare l’attenzione sono state scritte dallo studioso in occasione della mostra da lui curata con Enrico Castelnuovo su «Giacomo Jaquerio e il Gotico internazionale». Parole chiave di questa esposizione sono la conoscenza del territorio, la tutela e lo studio filologico. Un esempio di metodo, collegato alla mostra in corso, si trova proprio nel catalogo della mostra jaqueriana.

La Cattedrale di Fossano conserva il busto argenteo di san Giovenale eseguito dall’orafo Severino Dorerio nel 1417, prezioso reliquiario commissionato dal principe Ludovico d’Acaja. La scheda di Romano dedicata all’opera dava conto dell’importanza devozionale dell’opera, della sua fattura (con minuziosa attenzione alle tecniche senza trascurare i rimaneggiamenti), dei dati documentari, della fortuna espositiva e infine del suo inserimento nella Storia dell’arte come capolavoro quattrocentesco del Ducato sabaudo.

Da schede di catalogo come questa ha preso le mosse la mostra «Ritratti d’oro e d’argento. Reliquiari medievali in Piemonte, Valle d’Aosta, Svizzera e Savoia», a cura di Simonetta Castronovo e Viviana Vallet, in corso a Palazzo Madama e al Museo del Tesoro della Cattedrale di Aosta. Ancora in suo ricordo si aprirà al Museo Diocesano di Susa (luglio) e a Palazzo Madama (settembre), la mostra curata da Simone Baiocco, e Simonetta Castronovo e Vittorio Natale su Antoine de Lohny, interessante figura di artista itinerante che dalla Borgogna si sposta a lavorare a Barcellona per poi trasferirsi ad Avigliana, in Piemonte.

Se c’è un effetto positivo delle limitazioni imposte dalla pandemia, è il risveglio dell’attenzione del pubblico per le opere del territorio e la riscoperta del turismo di prossimità, anche grazie a iniziative collegate alle mostre, come i cicli di conferenze online oggi così frequenti. La conferenza è uno strumento utile per rendere più accessibile la scheda di catalogo, territorio dello storico dell’arte.

Come mio personale omaggio mi fa piacere sottolineare che il metodo di lavoro di Gianni Romano è entrato nel mio Dna. Ormai da decenni insegno Storia dell’arte nei licei e formo piccoli schedatori di opere d’arte. Che si tratti di analizzare la Nike di Samotracia oppure una fibula longobarda il metodo è lo stesso: quello delle schede di Giovanni Romano, un maestro che ha lasciato un segno indelebile.

Un ricordo del professore è comparso a puntate, a partire da gennaio, sulla pagina Facebook di Palazzo Madama con una scelta di opere simbolo curata da Anna La Ferla, ognuna corredata da un testo di Romano. L’iniziativa in Piemonte è diventata «virale», come oggi si usa dire, con altre istituzioni museali impegnate nella pubblicazione sui social di frammenti dedicati ai tesori del territorio (è il caso della selezione curata da Laura Marino sulla pagina Facebook del Museo Diocesano di Cuneo, tuttora consultabile).

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