Marco Riccòmini
Leggi i suoi articoliSe soltanto gli autori Renzo Dionigi e Filippo Maria Ferro, quando anni fa si trovarono a tracciare il piano di questo volume, avessero immaginato quel che si sarebbe scatenato quando l’oggetto dei loro sforzi fosse andato in stampa, forse non saremmo qui a parlarne. Perché un reportage così ben documentato (da cronisti sul campo e non solo quello santo) sul dolore raffigurato con materiali poveri come il legno e la terra, a portata di mano anche in tempi bui di peste e carestie («et in pulverem reverteri»), non avrebbe potuto veder la luce in un momento più simbolico.
Non è un caso se il volume è dedicato alle vittime del Covid-19. Data la vastità del tema l’opera è dichiarata aperta, con l’auspicio che grazie a questa mappatura delle opere tra Lombardia e Piemonte alla vigilia del Rinascimento altri Compianti si aggiungano ai 69 schedati nelle terre dominate prima dai Visconti poi dagli Sforza.
Il Compianto, Lamentation oltremanica, Déploration oltralpe, tappa successiva alla Deposizione e che precede la Sepoltura, origina dal Vesperbildnordico e si diffonde anche a sud delle Alpi solo quando, sul finire del XIV secolo, in un contesto di «Guns, Germs and Steel» (armi, acciaio e malattie), era stampata sugli occhi di tutti «l’ossessionante immagine della morte».
E qui l’Andachtsbild (ossia l’opera creata per suscitare emozioni nello spettatore) incontra la drammaturgia, l’aspetto teatrale, nei gesti, lacrime dipinte e barbe finte dei lamenti funebri dei Sacri Monti e delle valli. Solo un appunto sulle fotografie, che non rendono giustizia in terra (è il caso di dire) agli attori di queste pièce, accecati dai riflettori di scatti sopra il livello di guardia. Motivo in più per cercare gli originali e apprezzarli dal vero.
Teatri del sacro e del dolore. I Compianti in legno e in terracotta in Lombardia e in Piemonte tra Quattrocento e Cinquecento
a cura di Renzo Dionigi e Filippo Maria Ferro, 496 pp., 12 ill. b/n, 390 ill. col., Edizioni del Soncino, Soncino 2020, € 209
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