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Graffitista neoselvaggio

Il lavoro di A.R. Penck è al centro di una retrospettiva in corso alla Fondation Maeght fino al 18 giugno. La mostra riunisce un centinaio di opere, sculture e dipinti, ma anche una serie di disegni, libri artistici e stampe, dell’artista tedesco, sovversivo ed eclettico, che fu anche musicista e scrittore, nato nel 1939 a Dresda, nella Germania dell’Est.

La critica della separazione in due blocchi del suo Paese ha sempre influenzato la riflessione artistica di A.R. Penck e molti critici d’arte si sono soffermati su questo aspetto. Messo al bando dagli anni Sessanta, Penck è emigrato nella Germania dell’Ovest, presso Colonia, dove ha cominciato a lavorare sotto diversi pseudonimi (il suo vero nome è Ralf Winkler).

Ma non è questo aspetto al centro della riflessione della mostra della Fondation Maeght, che invece ripercorre i vari periodi della vita dell’artista analizzandoli come tanti universi estetici, filosofici ed esistenziali. Il linguaggio pittorico di Penck oscilla tra Primitivismo, Art brut e Graffitismo, di cui è considerato uno dei padri, insieme a Michel Basquiat e Keith Haring.

Sono noti i suoi «pittogrammi» con le forme arcaiche e geometriche, in cui le figure umane sono ridotte a silhouette filiformi come nelle pitture rupestri, ricordando la famosa «scena del pozzo» della grotta di Lascaux. Al contempo il suo simbolismo grafico rinvia all’arte urbana contemporanea. Dalla fine degli anni Settanta, Penck ha anche realizzato sculture, prima in legno, poi in bronzo, una selezione delle quali è esposta a Saint Paul.

Luana De Micco, 20 aprile 2017 | © Riproduzione riservata

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Graffitista neoselvaggio | Luana De Micco

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