Giorno per giorno nell’arte | 7 settembre 2022
Restituito dall’Fbi all’Italia un mosaico di 2mila anni fa | Il Prado su Instagram ha un milione di follower | Un primo sguardo ai Calder Gardens di Filadelfia | Anche a Luis Manuel Otero Alcántara il premio inaugurale Prince Claus Impact | Rubata una scultura di Grayson Perry da una galleria di Bristol | La giornata in 11 notizie

Il 2 settembre l’Fbi ha annunciato la restituzione all’Italia di un mosaico di 2mila anni fa, avvenuta ad aprile. L’opera raffigurante la figura mitologica di Medusa e dagli anni ’80 era stata conservata in una struttura di stoccaggio a Los Angeles, suddivisa in 16 frammenti. L’Art Crime Team dell’agenzia investigativa federale statunitense lavorava al caso dalla fine del 2020, quando un avvocato si era messo in contatto con un agente speciale per conto di un anonimo cliente che aveva acquisito il mosaico, risultato poi «iscritto nei registri dei beni statali nel 1909». Le tracce cartacee dell’opera si perdono fino al 1959, quando su un giornale comparve un annuncio che mostrava il mosaico in vendita nell’area di Los Angeles. Non è chiaro come il suo ultimo proprietario ne sia venuto in possesso. Questi si è offerto di restituire l’opera, poiché in mancanza di informazioni sulla sua provenienza gli era impossibile venderla. Il Nucleo Tutela Patrimonio Culturale dei Carabinieri ha autenticato il mosaico, che verrà restaurato prima di essere esposto al pubblico. [Claire Voon]
Il Prado su Instagram ha un milione di follower. Con 1.300 video in diretta dalle sue sale e 50 reels, il Museo Nacional del Prado di Madrid ha toccato il milione di follower. A titolo di confronto, le Gallerie degli Uffizi contano 724mila «seguaci», i Musei Vaticani 280mila e il MoMA di New York la bellezza di 5,6 milioni. Per festeggiare il traguardo, la prossima settimana, durante la consueta diretta delle 9.50, il museo madrileno offrirà a due partecipanti la possibilità di accompagnare il social media manager nella visita di ambienti del Prado solitamente non accessibili al pubblico, come i depositi, i laboratori di restauro o il Gabinetto dei disegni. [Redazione]
Un primo sguardo ai Calder Gardens di Filadelfia, che apriranno nel 2024. The Calder Gardens, spazio artistico di Filadelfia che aprirà nel 2024, concede finalmente la possibilità di dare uno sguardo all’interno del progetto. Progettati dallo studio di architettura Herzog & de Meuron, i Calder Gardens sorgeranno pochi passi dalla Barnes Foundation, vicino alla Benjamin Franklin Parkway. Faranno parte dei Parkway Gardens e ospiteranno sculture di Alexander Calder (1898-1978), alcune delle quali saranno esposte in ambienti esterni. In un’intervista, Alexander S. C. Rower, presidente della Calder Foundation e nipote dell’artista, ha dichiarato : «Non stiamo facendo un museo, stiamo creando un luogo per l’introspezione». [Redazione]
L’artista e attivista cubano Luis Manuel Otero Alcántara, condannato a giugno da un tribunale dell’Avana a cinque anni di prigione, è uno dei sei destinatari del premio Prince Claus Impact. Lanciato nel 2021, il riconoscimento è assegnato ogni due anni dall’omonimo fondo olandese, gestito da un’organizzazione non governativa con sede ad Amsterdam. Gli altri cinque vincitori del premio sono l’ambientalista brasiliano Ailton Alves Lacerda Krenak, il regista senegalese-francese Alain Gomis, l’artista marocchino Hassan Darsi, l’architetta egiziana May al-Ibrashy e la poetessa argentina María Medrano. Ciascuno riceverà 50mila euro. [Gareth Harris]
La polizia britannica indaga sul furto da una galleria di Bristol di una scultura dell’artista e presentatore televisivo Grayson Perry. La figura in ceramica smaltata di 27 cm, intitolata «Alien Baby», è stata rubata dalla Hidden Gallery il 30 agosto. Gli inquirenti riferiscono che un uomo che indossava un berretto da baseball mimetizzato e una giacca scura con zip si è avvicinato alla ceramica dorata in mostra. È uno dei due uomini visti nella zona in cui il pezzo è stato rubato. «Alien Baby» è stata realizzata in tiratura limitata durante le riprese della serie tv «Rites of Passage» nel 2018, serie che esplorava i rituali che governano i grandi momenti della vita umana. [Redazione]
In occasione della XXXII edizione della Biennale di Antiquariato di Firenze, dal 24 settembre al 2 ottobre, arriverà a Palazzo Corsini il «Laocoonte», scultura realizzata nel 1584 da Vincenzo de’ Rossi allievo di Baccio Bandinelli, commissionata dalla famiglia fiorentina Della Sommaja. Il gruppo marmoreo, capolavoro della scultura manierista, s’ispirò alla più importante scultura ellenistica (I secolo a.C.) arrivata fino a noi, scoperta nel 1506 in una vigna di Colle Oppio a Roma ed esposta nei Musei Vaticani. Quella del Laocoonte di de’ Rossi è una storia avventurosa. Scomparso per quattro secoli, il capolavoro riaffiora misconosciuto in un’asta giudiziaria del 1987 che vendeva gli arredi del castello francese dei fratelli Raymond e Alphonse Réthoré. Il gruppo venne identificato come la perduta opera di Vincenzo de’ Rossi dallo studioso Detlef Heikamp. Arrivata a Firenze per essere esposta alla Biennale di Antiquariato, la scultura verrà presentata dalla Laocoon Gallery che unisce due gallerie romane, la Apolloni e la Galleria del Laocoonte nata nel 2012 proprio per ospitare quest’opera. [Tina Lepri]
In Piemonte, a Costigliole Saluzzo (Cn), sono state effettuate nuove scoperte nel sito archeologico aperto nel 2003. Sorto in età augustea e poi distrutto da un incendio negli ultimi decenni del III secolo d.C., l’insediamento vide un’ulteriore fase di frequentazione, fino al V secolo d.C. e costituisce il sito rurale di età romana meglio noto per il Piemonte meridionale. Scavi e indagini hanno rivelato l’esistenza di una villa rustica estesa per almeno 9mila metri quadrati, articolata in più edifici, con settori destinati a fini abitativi e produttivi per la raccolta, lo stoccaggio e la lavorazione di cereali, frutta e vino. [Redazione]
Mostre che aprono
Negli spazi claustrofobici del bunker tedesco di Caldogno (Vi) si inaugura il 7 settembre la tappa vicentina, curata da Maria Rosa Sossai, del progetto «#Lasciamiandare» di Monica Marioni (fino al 28 settembre, poi a novembre al complesso di San Domenico Maggiore a Napoli), curato da Maria Savarese, in collaborazione con Sossai e Igor Zanti, con il contributo dello psicologo Stefano Di Carlo. Una mostra ricca di disegni, foto, video, testimonianze di performance e installazioni, che diventa un percorso esperienziale legato all’angosciante vissuto autobiografico dell’artista all’interno di una relazione tossica, carica di violenza. Nata a Conegliano Veneto, in provincia di Treviso nel 1972, cresciuta nel Vicentino, dove ancora in certi periodi dell’anno vive, Monica Marioni ha esordito con la monumentale opera «Ego», installazione e videoarte, nell’ambito di un evento collaterale alla 53ma Biennale di Venezia. Dopo l’ingresso nella Wunderkammer in cui sono raccolti molti disegni e dipinti, in parte realizzati con la mano sinistra in uno sforzo di autodisciplina, il bunker si trasforma in un’opprimente casa prigione rendendone concreta la percezione, facendo rivivere la dolorosa esperienza e insieme lasciando il messaggio che se ne può uscire. [Camilla Bertoni]
Creduta persa, ritrovata alla fine del ’700, la Relazione del primo viaggio attorno al mondo di Antonio Pigafetta, conservata nella Veneranda Biblioteca Ambrosiana di Milano, è ritenuta uno dei più preziosi documenti sulle grandi scoperte geografiche del Cinquecento. Attorno a questo prezioso manoscritto, corredato di mappe, si è costruita la piccola mostra «Pigafetta e la prima navigazione attorno al mondo. “Non si farà mai più tal viaggio”» aperta il 6 settembre, a cura di Valeria Cafà e Andrea Canova (fino al 8 gennaio). Le Gallerie d’Italia in Palazzo Montanari di Vicenza la dedicano all’autore dell’opera, il vicentino che accompagnò Magellano, «armato» solo di penna e diario, in quel viaggio che durò tre anni e che terminò esattamente cinquecento anni fa, il 6 settembre del 1522, con diciotto superstiti. La mostra contiene poche, ma preziose e bellissime, testimonianze per raccontare in un percorso di tre stanze e in maniera universalmente comprensibile, anche alle persone ipovedenti, la percezione del mondo prima, durante e dopo il viaggio di Magellano e Pigafetta. E non solo da un punto di vista eurocentrico. Come la preziosa carta nautica delle Indie e delle Molucche di Nuño García de Toreno (1522), proveniente dai Musei Reali di Torino, o oggetti particolari, come il mantello in pelle di guanaco, animale della Patagonia descritto da Pigafetta in maniera pittoresca, sconosciuto agli europei, o ancora una statua votiva delle Filippine. «Un viaggio che ha dato inizio alla globalizzazione», ha detto Andrea Canova, «fenomeno complesso, dai risvolti non solo positivi». [Camilla Bertoni]
Antoni Muntadas torna a Ars Electronica con un progetto sull’estinzione. Il nuovo progetto di Antoni Muntadas sull’estinzione della tigre della Tasmania, è uno dei pezzi forti del festival Ars Electronica, il più importante evento dell’anno sulle confluenze tra arte, scienza, tecnologia e società, che s’inaugura a Linz il 7 settembre, giornata mondiale delle specie scomparse. L’artista presenta un’installazione multimediale su un animale estinto con una tecnica in via d’estinzione, l’olografia, per provocare un dibattito sull’obsolescenza e l’eterna corsa per creare sempre nuove e più sofisticate tecnologie. «Tasmanian Tiger: Case Study of the Museum of the Extinction», prodotta dalla NewArtCollection con l’appoggio dell’Istituto Ramon Llull, ricrea nell’ipertecnologico ambiente del festival la sala di un museo di scienze naturali del XIX secolo, con le sue vetrine presiedute da una gigantesca olografia dell’ultima tigre della Tasmania, morta nel 1936 in cattività. Muntadas abborda l’argomento da diversi punti di vista, compresa una ricerca condotta con l’Instituto de Bioingeniería della Catalogna per analizzare la possibilità di resuscitare l’animale a partire dal DNA conservato, a cui sta lavorando l’Università di Melbourne. Ars Electronica, che torna alla presenzialità dopo 2 anni, terminerà domenica 11 settembre. [Roberta Bosco]
Per Josh Smith quella inauguratasi il 6 settembre da MASSIMODECARLO col titolo «OK» è la quarta mostra con la galleria; la prima però a Milano, nella sede di Casa Corbellini-Wasserman, dove resterà fino al 15 ottobre. In quest’occasione l’artista (Okinawa, Giappone, 1976, cresciuto nel Tennessee ma ora di base a Brooklyn) presenta solo nuovi lavori tra dipinti e monotype. Alla sua firma ingigantita, dipinta a colori vivaci e in caratteri cubitali (ma deformati) che, in bilico tra astrazione e figurazione, ricorreva nei suoi lavori del primo decennio del nostro secolo, in seguito si sono intrecciate, o sostituite, forme visionarie: alberi contorti sullo sfondo di tramonti incendiari, figure larvali, scheletri, immagini della morte con la falce, esseri ibridi e mutanti, macroinsetti immaginari ma non per questo meno minacciosi, cui, più di recente si sono aggiunte vedute urbane deserte in cui la presenza umana è suggerita solo dalle finestre illuminate. Infine è apparsa un’astrazione gestuale che, declinata in una gamma di colori armoniosi, è la protagonista dei 12 grandi dipinti di questa mostra. Intanto, a Londra, MASSIMODECARLO si trasferisce a Mayfair, al 16 di Clifford Street, in un edificio del 1723 di cui sono state conservate le caratteristiche architettoniche. [Ada Masoero]