Giorno per giorno nell’arte | 28 giugno 2022

In Israele la più antica moschea del mondo | Restauro da 12 milioni di euro per la Crypta Neapolitana | Restituzioni dei musei tedeschi a Namibia, Camerun e Tanzania | Terza vendita per gli Nft di Zlatan Ibrahimović | I nuovi scenari del sistema africano dell’arte contemporanea | La giornata in 15 notizie

«Cinéma Le Paris, Dakar» (2021) di Cheikh Ndiaye,  particolare © l’artista e Galerie Cécile Fakhoury (Abidjan, Dakar, Parigi)
Redazione |

Dopo anni di trattative i musei tedeschi annunciano una serie di restituzioni in Namibia, Camerun e Tanzania. Tra queste ventitré oggetti provenienti dal Museo Etnologico dei Musei Nazionali di Berlino, inclusi gioielli, vestiti e manufatti storici, sono tornati in Namibia per la prima volta a maggio per «Confronting Colonial Pasts, Envisioning Creative Futures», un progetto di ricerca condotto in collaborazione con la Museums Association of Namibia. «Restituiremo questi oggetti in modo permanente, sosterremo i nostri partner namibiani nella ricostruzione della storia del loro Paese», ha affermato ad «Artnews» Hermann Parzinger, presidente del la Stiftung Preußischer Kulturbesitz, la fondazione del patrimonio culturale prussiano, organismo federale che sovrintende a 27 musei e organizzazioni culturali a Berlino e dintorni. La Germania l’anno scorso è stato il primo paese a restituire al Benin i bronzi saccheggiati dalle truppe britanniche dalla Nigeria. [Artnews]

Emersa in Israele una delle più antiche moschee al mondo, probabilmente risalente a 1.200 anni fa, quando l’Islam stava appena iniziando a diffondersi in Terra Santa. Grazie all’identificazione di antiche ceramiche custodite nelle sue fondamenta sarebbe databile al VII secolo. Autori della scoperta  un team di archeologi impegnati nell’insediamento beduino di Rahat, nel deserto del Negev,. Nella zona sono presenti molte strutture di epoca bizantina, strutture cristiane come monasteri e una masseria, e un’altra moschea rurale, anch’essa risalente al VII secolo, scoperta nel 2019 a circa due chilometri da quella appena ritrovata. Questa coppia di piccole moschee rurali è fondamentale per studiare la diffusione dell’Islam alla fine dell’era bizantina; entrambe le sale di preghiera sono state identificate come moschee per i loro elementi strutturali: una stanza quadrata e un muro rivolto verso la Mecca (qibla) e, inoltre, nella moschea ritrovata vi è una nicchia a forma di semicerchio lungo il centro del muro rivolto a sud (mihrab). [The Times of Israel]
Chiusa anticipatamente la mostra «Heroes & Monsters: Jean-Michel Basquiat, The Thaddeus Mumford, Jr. Venice Collection» all’Orlando Museum of Art, in seguito all’irruzione dell’Fbi venerdì 24 giugno. Il Bureau ha sequestrato tutti i 25 dipinti (su cartone) in mostra per questioni relative all’autenticità. Lo ha detto al «New York Times» il direttore del museo, Aaron De Grofta: la serie di dipinti era stata creata nel 1982 e nello stesso anno venduta da Basquiat allo sceneggiatore Thad Mumford per un totale di 5mila dollari, mentre Basquiat viveva e lavorava a Venice, in California, sotto la casa di Larry Gagosian, che reputa tale tracciamento altamente improbabile. Nel 2012 le opere sono state messe all’asta e acquistate per 15mila dollari. Mumford è certo dell’originalità delle opere. La prova più lampante contro la loro legittimità è un logo su un cartone di FedEx posteriore al 1994. Inoltre fa riflettere il fatto che Mumford abbia preferito mettere all’asta i dipinti piuttosto che pagarne il magazzino di stoccaggio. [Wallace Ludel]

La Regione Campania investirà 12 milioni di euro (comprensivi di fondi europei) per restaurare e riqualificare la Crypta Neapolitana, tunnel di oltre 2.000 anni realizzato per collegare Napoli alla zona flegrea. A darne l’annuncio il presidente della Regione Vincenzo De Luca insieme al sindaco di Napoli Gaetano Manfredi e alla direttrice del Polo Museale della Campania Marta Ragozzino. Noto anche come Grotta di Posillipo o Grotta di Virgilio, il tunnel scavato nel tufo è lungo 711 metri, come narra Strabone, fu realizzata nel I secolo a.C. da Lucio Cocceio Aucto, ingegnere originario forse della zona flegrea, per volere di Marco Vipsanio Agrippa, come parte di una rete di infrastrutture militari comprendenti anche il Portus Iulius e altre gallerie simili (le cosiddette Grotta di Cocceio e Crypta Romana). Nei secoli ha alimentato diverse leggende, come quella secondo cui sarebbe stata scavata dalle arti magiche di Virgilio in una sola notte. [Redazione]

«Expanded Expansion», monumentale scultura di Eva Hesse del 1969, un anno prima della morte a 34 anni per tumore al cervello, sarà esposta dall’8 luglio al Guggenheim Museum di New York fulcro di una retrospettiva sull’artista. Rimasta in deposito per 35 anni, l’opera è composta da 13 pannelli alti più di 3 metri fatti di garza gommata, fibra di vetro e pali in resina. I materiali si erano deteriorati al punto che i restauratori del museo (insieme agli assistenti di Hesse) non erano certi che l’opera sarebbe riuscita a sostenere il proprio peso: «La gomma è oscurata e rigida, ma il pezzo è in piedi», afferma Lena Stringari, vicedirettore del museo e capo conservatore. È magnifica, molto potente».Una fotografia del 1969 mostra Hesse con un abito a pois in posa davanti all’opera la cui struttura drappeggiata aveva una qualità traslucida e sottile. [Il Giornale dell’Arte]

Nel suggestivo sito nuragico Su Nuraxu a Barumini nel cuore della Sardegna ha inizio oggi (fino al 3 luglio) «L’Isola dei Giganti. Festival internazionale dell’archeologia» con un fitto calendario di eventi e incontri previsti in più sedi che riguardano non solo l’archeologia, la storia, la letteratura di viaggio e la fotografia, ma anche la musica con una serie di concerti, la moda con la partecipazione di otto sartorie artigiane e la tradizione enogastronomica con il coinvolgimento dei ristoratori locali. La manifestazione, che ha l’obiettivo di far conoscere lo straordinario patrimonio archeologico di Cabras e Barumini, prevede la partecipazione tra gli altri del ministro della Cultura Dario Franceschini e del direttore Generale Musei Massimo Osanna, ed è promossa dalla Fondazione Mont’e Prama in collaborazione con il MiC, la Regione Autonoma della Sardegna, il Comune di Cabras insieme con la Fondazione di Sardegna e la Fondazione Barumini Sistema Cultura. [Redazione]

Iwona Blazwick, ex direttrice della Whitechapel Gallery di Londra, nel suo nuovo ruolo di presidente della Commissione reale per il gruppo di esperti di arte pubblica di AlUla nell’Arabia Saudita supervisionerà le commissioni su larga scala e site specific, a cominciare da cinque nuove opere permanenti pianificate per l’area di Wadi AlFann situata nella vasta regione nord-occidentale di AlUla. Blazwick difende il suo nuovo incarico in un Paese che non rispetta i diritti umani: «Preferisco essere coinvolta dove posso contribuire alla libertà di espressione e alla cura dell’arte che può cambiare la società ed è fondamentale per il sostegno alle donne». I cinque artisti selezionati per la «Valle delle Arti» sono Manal AlDowayan, Agnes Denes, Michael Heizer, Ahmed Mater e James Turrell. Tutte le opere, distribuite su un sito di 65 chilometri quadrati saranno svelate entro il 2024. [Gareth Harris]

Giuditta Gardini su «Il Sole 24 Ore» ricostruisce il dibattito su Piano Nazionale di Digitalizzazione e Open access: non serve una licenza per stampare un verso della Divina Commedia su una t-shirt, ma si paga per riprodurvi la Venere del Botticelli. «La durata media di un brevetto va da dieci a vent’anni, il diritto d’autore settanta anni, eppure le opere dell’ingegno, anche se concepite quando il diritto d’autore neppure esisteva (si pensi alla Pietà di Michelangelo) se nel pubblico dominio e appartenenti allo Stato, non sono riproducibili senza una licenza. Il  diritto reale di proprietà dello Stato su opere d’arte prevede un diritto accessorio esclusivo che vincola la riproducibilità delle immagini. Pochi lungimiranti musei prevalentemente privati (come il Museo Egizio di Torino) garantiscono l’Open Access, l’accesso libero al sapere scientifico. Quella dell’Open Access è una pratica in crescita, ma i musei statali italiani invece sono zavorrati delle disposizioni codicistiche», scrive la giornalista. [Il Sole 24 Ore]

Si svolge a Ragusa dal 15 al 18 settembre la seconda edizione del Festival del Barocco & Neobarocco di Ragusa, curata dal designer e art director Roberto Semprini, con quattro giorni di mostre, incontri e installazioni nei gioielli architettonici della città, tra chiese, palazzi e teatri patrimoni Unesco (mostre fino al 16 Ottobre). «Il Festival intende porsi come osservatorio permanente sulle espressioni del design “neobarocco”, inteso come interpretazione contemporanea di quell’estetica barocca o meglio tardobarocca, che ha segnato felicemente la storia del territorio ibleo. Saperi e imprenditorialità del territorio sono coinvolti in una dialettica creativa, insieme a designer, artisti e fashion stylist, con la partecipazione di alcuni protagonisti del mondo del progetto e con il contributo di aziende affermate a livello internazionale», spiegano gli organizzatori. Oltre a un programma di incontri e approfondimenti specialistici, in scena installazioni artistiche site-specific e gli esiti del lavoro di ricerca di Accademie e Università. [Redazione]

Con tre spazi a Abidjan, Dakar e Parigi, la gallerista della Costa d’Avorio Cécile Fakhoury promuove gli artisti del continente africano, difendendo le voci che la appassionano. Figlia dei galleristi parigini Laure e Hervé Péron, anima il dibattito della scena artistica africana contemporanea: «Ogni Paese africano si è sviluppato in modo diverso, ma negli ultimi 10 anni sono emerse diverse scene: Marocco, Sud Africa, Nigeria, Ghana, Costa d’Avorio e Senegal sono esempi da osservare con un numero crescente di progetti che vanno in questa direzione. Gli artisti africani sono ancora sottovalutati; c’è un fantastico margine di progressione. L’aumento dei prezzi dipenderà dall’evoluzione della costa orientale. Ci sono collezioni molto belle di arte contemporanea africana nel continente e le collezioni più grandi hanno probabilmente sede in Africa. Se le strutture artistiche vengono dall’Africa ci sarà la volontà di costruire insieme un tessuto locale abbastanza forte da resistere a quella che potrebbe sembrare una moda passeggera», racconta la gallerista intervistata da «Forbes». Tra gli artisti che segnala: il giovane beninese Roméo Mivekannin; il senegalese Cheikh Ndiaye e Ouattara Watts. [Forbes]

Martedì 28 giugno alle 18 su makersplaces.com in vendita per 72 ore il terzo drop di Nft dedicati a Zlatan Ibrahimović della serie «The Laws of Adrenaline», ispirata al suo ultimo best seller. Soggetto delle opere il celebre calciatore accompagnato da 11 citazioni dal libro Adrenaline: My Untold Tales (Cairo Editore, 200mila copie vendute), è la prima raccolta al mondo di Nft tratta da un libro. Tutti i lavori sono accompagnati da relativo Nft, il certificato digitale che ne garantisce l’autenticità. A ideare il progetto è stato il team digitale del «Corriere della Sera» in collaborazione con «ArtsLife», «WrongTheory» e ArtN . Gli autori spaziano da Giovanni Frangi a Federico Guida, Giuseppe Veneziano,Giovanni Motta, allo street artist Pao ai cryptoartisti Hexeract e Davide Petraroli. Pezzi unici, tirature limitate e open edition tra le formule di vendita per a andare incontro a tutti i fan del calciatore. Gli Nfz, così definiti da Ibra, raccontano tanto i successi quanto le difficoltà che ha dovuto affrontare per ottenerli. [Redazione]

La losannese Carole Haensler, direttrice dal 2013 direttrice della Villa dei Cedri di Bellinzona, è la nuova presidente dell’Associazione dei musei svizzeri, con base a Zurigo e più di 800 istituzioni. Succede a Isabelle Raboud-Schuele. Laureata in storia dell’arte, con studi in archeologia e sociologia dell’arte all’Università di Neuchâtel e di Losanna, ha lavorato per varie collezioni private e pubbliche come la Fondazione Thyssen-Bornemisza di Lugano (chiusa nel 2002) e Thyssen-Bornemisza Art Contemporary (TBA21) di Vienna, il Centro Paul Klee di Berna e il Centro di arte contemporanea di Ginevra. [Rsi News]

Mostre aperte
Una nuova mostra di Cara Despain, al The Bass Museum di Miami Beach, in Florida, fino al 18 settembre, fa luce sugli effetti devastanti che le armi nucleari hanno avuto sulle comunità, attingendo la storia personale e degli Stati Uniti. Il 16 luglio 1945 esplose la prima bomba nucleare sulla Terra, in un sito di test ad Alamogordo, nel New Mexico. In mostra video e opere come «Iodio-131», un getto verde geco realizzato in cemento di gesso retroilluminato con luci a led, che mostra l’area di devastazione delle bombe nucleari, e opere con stoviglie e oggetti d'antiquariato in vetro di consumo dell'era della Depressione prodotti in serie che emettono un bagliore viridescente ammaliante sotto le luci UV a causa della presenza di ossido di uranio nella loro composizione. Un argomento quanto mai attuale con lo spettri della guerra nucleare che aleggia in sottofondo alla guerra russo-ucraina. [The Guardian]

Nel Museo Diocesano di Lamezia Terme è visibile fino al 10 luglio l’inedito dipinto «Gli evangelisti Luca e Giovanni» di Mattia Preti (1613-99), tra i principali della stagione matura del barocco italiano, del caravaggismo e della pittura napoletana del Seicento, concesso in prestito dalla collezione privata di Carlo Perri. «Il soggetto degli evangelisti Luca e Giovanni, spiega lo storico dell’arte Mario Panarello, è stato toccato più volte, ma mai con questa forza espressiva e compositiva». È esposto accanto ad «Amore Rosso per Mattia Preti» di Cesare Berlingieri, pittore, scultore e performer contemporaneo autore delle celebri tele piegate. La mostra mira a valorizzare il patrimonio artistico della Calabria, mission dell’associazione Arete. [Redazione]

«Cartier and Islamic Art: In Search of Modernity», in corso al Dallas Museum of Art, è una mostra sull’ispirazione, una mostra che esplora i percorsi con cui, a partire da uno sguardo sul passato, si possono creare nuove idee. L’ispirazione è quella che uno dei simboli mondiali del lusso e dell’eleganza ha tratto dall’arte islamica per creare gioielli senza tempo. Oltre 400 oggetti selezionati dalla collezione Cartier, dal Musée des Arts Décoratifs di Parigi, dal Musée du Louvre, dalla Collezione Keir di arte islamica e da altre importanti collezioni internazionali, compongono una mostra che attraversa storia e geografia per ripercorrere la creazione di un linguaggio, un lessico estetico che è arrivato fino a noi grazie alla visione della Maison Cartier. Attraverso la giustapposizione di oggetti di arte islamica, creazioni Cartier, decine di disegni e schizzi degli stilisti della casa francese che raccontano il processo che ha portato alla realizzazione di gioielli indossati da nobildonne e star internazionali e animazioni digitali realizzate dallo studio di architettura Diller Scofidio + Renfro, la mostra riesce a mettere in luce come forme, materiali, colori e tecniche della tradizione islamica abbiano influenzato il design di iconici oggetti di gioielleria. «Il percorso espositivo mostra come un oggetto possa diventare qualcos’altro nel lavoro di chi ad esso si è ispirato, ha spiegato la curatrice Sarah Schleuning del Dallas Museum of Art, Louis Cartier era un grande collezionista che generosamente ha voluto rendere la sua collezione accessibile al pubblico. Con questo stesso spirito, oggi speriamo che questi oggetti possano ispirare generazioni future». La mostra doveva inizialmente partire proprio dal museo di Dallas che l'ha concepita e organizzata, ma a causa di un cambio di programma dovuto alla pandemia, è stata prima ospitata al Musée des Arts Décoratifs di Parigi tra l’autunno 2021 e i primi mesi del 2022 e solo ora è arrivata nella città texana dove rimarrà fino al 18 settembre. [Maurita Cardone]

Addii
È morto il 25 giugno a 88 anni il pittore americano Sam Gillian, primo artista di colore a rappresentare gli Stati Uniti alla Biennale di Venezia (nel 1972). A darne l’annuncio congiunto sono state le sue due gallerie di rappresentanza: Pace a New York e David Kordansky a Los Angeles. Nato a Tupelo, Mississippi nel 1933, cresciuto nel Kentucky, dopo l’esordio figurativo approdò all’astrattismo su incoraggiamento della Washington Color School, un gruppo di artisti che includeva Kenneth Noland, Morris Louis, Thomas Downing e altri. Nel 1967 inizia le serie di lavori più noti: i dipinti con bordi smussati e drappi. Tra i più significativi esponenti della Color field painting, il suo successo commerciale è arrivato più lentamente rispetto a quello di altri artisti della sua generazione, probabilmente per un sistema razzista che escludeva abitualmente gli artisti di colore. [Wallace Ludel]

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