Giorno per giorno nell'arte | 19 ottobre 2021

Un milione dalla Regione Sicilia per Agrigento | L'«Uovo d'Oro» torna sotto la Volta Verde | I Musei di Vienna espongono le opere di nudi su OnlyFans | La giornata in 17 notizie

Un'immagine per il lancio della campagna dei Musei di Vienna su Onlyfans
Redazione |

La Regione Sicilia ha destinato un milione di euro del Fondo Sviluppo e Coesione per il completamento dell’indagine archeologica del Teatro Ellenistico di Agrigento e per l'apertura dell’area di visita principale della Collina dei Templi e del Quartiere Ellenistico. [lasicilia.it]

Torna a Dresda, nelle collezioni della Volta Verde, l'«Uovo d'oro», uno dei pezzi più importanti della raccolta, scomparso da cent'anni. Il manufatto era stato acquistato nel 1705 da Augusto il Forte. [Frankfurter Allgemeine Zeitung]

In protesta contro la sempre più diffusa censura delle maggiori piattaforme social, i Musei di Vienna hanno aperto un account sul sito per adulti OnlyFans, per poter esporre delle opere raffiguranti nudi. [The Guardian]

La Città di New York ha deciso il 18 ottobre di ritirare dalla Sala del Consiglio il ritratto scolpito di Thomas Jefferson, uno dei padri fondatori degli Stati Uniti, per il suo passato di schiavista: aveva più di seicento schiavi nella sua piantagione in Virginia. [Le Figaro]

Secondo gli studi di un'équipe di ricercatori dell'Università della Virginia i monumenti celebrativi del Sud Confederato degli Stati Uniti stimolano atteggiamenti aggressivi contro la popolazione di colore.  [Hyperallergic.com]

Il mercato dell'arte dell'Irlanda del Nord potrebbe diventare, secondo alcuni esperti, la porta d'ingresso all'Europa per beni culturali di provenienza illecita. [The Art Newspaper]

Nelle Asturie, nel comune di Mieres, si inaugura il Mieres Centru Cultural, un centro di arte contemporanea nella sala macchine di una vecchia miniera. Nell'ex Sala dei Compressori è stata installata «Face to Face II», una scultura di luce di Anthony McCall. [El País]

Il Denver Art Museum restituisce quattro manufatti antichi alla Cambogia, in seguito alla rivelazione, sulla scorta dei Panama Papers, della loro provenienza illegale. [artnet.com]

A Cardiff, in Galles, un'opera di Street art di tre giovani artiste, commissionata da un'associazione cittadina in favore della diversità e della gender equality, è stata «lavata via» da una società municipale di pulizia. Il Comune ha dichiarato che l'operazione «devastante» è avvenuta per errore. [The Guardian]

Il Premio Marcel-Duchamp 2021 è stato attribuito all'artista francese Lily Reynaud-Dewar. [ArtForum]

Roxana Azimi analizza il fenomeno dei musei attenti alle preferenze degli influencer. [Le Monde]

La Alte Nationalgalerie di Berlino il 18 ottobre ha restituito (e poi ricomprato dai legittimi proprietari) un dipinto di Camille Pissarro razziato dai nazisti. «Une place à la Roche-Guyon» era stato confiscato all'avvocato e collezionista ebreo Armand Dorville, morto nel 1941. Altre sue opere erano state successivamente confiscate agli eredi dal regime di Vichy, che le aveva vendute all'asta. [Le Figaro]

A Torino, nel corso dei lavori di restauro di Palazzo Chiablese, togliendo la tappezzeria di una sala è apparso l'ambiente utilizzato da Isabella di Baviera, cognata della Regina Margherita, come locale da toeletta. 

La Stampa suggerisce viaggi per lettori: dal borgo medievale francese di Bécherel (800 residenti e 13 librerie) al maggiordomo letterario di un hotel di Palm Beach in Florida, che dà spunti e consiglia libri, a un teatro di Buenos Aires trasformato in libreria («El Ateneo»), a una libreria in Cina, nella provincia del Fujian, ospitata da una casa rurale abbandonata, fino a una libreria all'aperto situata fuori da un castello in Galles. [La Stampa]

Aprono oggi

L’adolescente che stringe teneramente a sé un micio nel dipinto del 1887 di Renoir, «Bambina con gatto», celebre tela conservata al Musée d’Orsay, è Julie Manet, unica figlia di Berthe Morisot, la grande pittrice impressionista, e di Eugène Manet, pittore anche lui, così come l’illustre fratello maggiore Édouard, che non conobbe la stessa notorietà. Julie Manet (1878-1966), crescendo circondata da tanta bellezza, e con un’educazione impressionista, non potè non ereditare una grande passione per l’arte e prendere a sua volta in mano il pennello. Nel 1900 sposò il pittore Ernest Rouart, figlio di Henri, conosciuto al Louvre tre anni prima, e con il marito riunì un’importante collezione, con artisti come Corot, Fragonard, Hubert Robert, Gauguin, di cui fece in parte dono al Louvre. Passò inoltre tutta la vita a promuovere l’opera della madre. Il Musée Marmottan-Monet di Parigi le dedica dal 19 ottobre al 20 marzo la mostra «Julie Manet. La memoria impressionista», ripercorrendone la vita in più di cento opere, tra cui i ritratti che di lei realizzò da Berthe Morisot, che la dipinse quando era bimba, mentre giocava nei prati, e da giovane donna dai lunghi capelli castani. Julie Manet posò anche per lo zio Édouard Manet, diverse volte per Renoir, che si prese cura di lei quando rimase orfana, a sedici anni, alla morte della madre (nel 1895), tre anni dopo aver perso il padre, e naturalmente per il marito. Il museo espone anche alcune opere della stessa Julie, che imparò a dipingere sotto la guida di Renoir. [Luana De Micco]

Mostre in chiusura

Due maestri delle rispettive discipline, il danzatore Roberto Bolle e il fotografo Giovanni Gastel, scomparso nello scorso marzo, si fronteggiano nella mostra «Passo a due» presentata fino al 7 novembre dalle Gallerie d’Italia-Piazza Scala a Milano e realizzata nell’ambito di OnDance, di cui Intesa Sanpaolo è main partner. Lungamente amici, Gastel e Bolle, come afferma Michele Coppola, executive director Arte Cultura e Beni Storici di Intesa Sanpaolo, hanno reso omaggio in queste 30 immagini «all’assoluta bellezza, tra arte, fotografia e danza», evidenziando la ricerca, di ognuno, della perfezione estetica: una sorta di antologia delle performance del danzatore, in cui Gastel ha fissato e reso eterni momenti dell’arte e della vita di Bolle. Sempre fino al 7 novembre va in scena, nella Sala delle Colonne, la mostra «Francesca Leone. Ulteriori gradi di libertà, nella città che resiste», curata da Andrea Viliani, in cui l’artista (Roma, 1964) ha voluto porre in dialogo i suoi lavori con opere di Mimmo Rotella e Ugo La Pietra, di segno architettonico come le sue, delle collezioni Intesa Sanpaolo. Al centro della sala, una «parete» in lamiera, «architettura nell’architettura, mobile e curvilinea come nel barocco berniniano o borrominiano, che trasfigura un volume interno in un ambiente esterno». [Ada Masoero]

Fino al 6 novembre Patrick Tuttofuoco torna a esporre da Schiavo Zoppelli nella mostra «Like They Were Eternal», installazione immersiva in cui l’artista (Milano, 1976) investiga i concetti di spazio e di tempo, secondo le chiavi di lettura che filosofi e scienziati ne hanno dato nei tempi recenti, teorizzando che il tempo non esista al di fuori dell’esperienza umana, se non come un’entità caotica e parcellizzata. Il tutto, a dispetto del fatto che tempo e spazio continuino a tracciare le coordinate delle nostre vite. Al centro dell’indagine Tuttofuoco pone il suo nucleo familiare: il grande ritratto fotografico «Famiglia» (1999, stampato su carta da parati), in cui figurano bimbi oggi cresciuti, nonni e zii scomparsi e una Milano d’antan sullo sfondo, apre il percorso. A commento, un testo dello scrittore Umberto Sebastiano, mentre l’intero spazio è attraversato da una traccia musicale di Nicola Ratti che riunisce in un flusso acustico voci che ripetono le parole «You and Me Always and Forever». In mostra si susseguono «Freddy Boy», un lavoro realizzato con il neon colorato, in memoria di un cugino scomparso prematuramente, le sculture di metacrilato «No Space» e «No Time», i cui protagonisti sono la moglie e il figlio «fusi» in un’unica figura in una rievocazione della «Pietà Rondanini», i disegni di «Like They Were Eternal» e le tre stampe su acciaio lucidato a specchio («Time Capsule») di scatti di Claudia Ferri sul tema del tempo circolare. [Ada Masoero]

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