Giorno per giorno nell'arte | 18 ottobre 2021

La scomparsa di Achille Perilli | Nasce il Museo del Ninfeo a Roma | Il restauro della Tomba dei Vasi Dipinti a Tarquinia | La giornata in 18 notizie

Veduta del nuovo Museo del Ninfeo a Roma
Redazione |

È morto il 16 ottobre, all'età di 94 anni a Orvieto (Pg), Achille Perilli, uno dei padri nobili dell'astrattismo italiano. Si ricordano le sue partecipazioni alle edizioni della Biennale di Venezia del 1952, del 1958, del 1962 e del 1968 con una sala personale. Tra il 1948 e il 1986 Perilli partecipò a cinque edizioni della Quadriennale di Roma. Nel 1995 divenne membro della Accademia Nazionale di San Luca di Roma. Il 20 ottobre si aprirà al Mart di Rovereto una mostra, voluta dal presidente del museo Vittorio Sgarbi, in cui l'arte di Perilli sarà in dialogo con quella di Piero Guccione. [Ansa]

Roma sull'Esquilino nasce il Museo del Ninfeo all'interno della sede dell'Enpam (Ente Nazionale di Previdenza e Assistenza dei Medici e degli Odontoiatri). Sarà aperto al pubblico con due open day il 30 e il 31 ottobre e poi stabilmente ogni sabato e domenica dal 6 novembre. [Ansa]

Il 16 ottobre è stata presentata la Tomba dei Vasi Dipinti di Tarquinia (Vt) dopo il restauro a cura di Franco Adamo, finanziato dalla Ny Carlsberg Foundation tramite l’Accademia di Danimarca. La presentazione è avvenuta al termine delle Giornate in ricordo dell'archeologa Maria Cataldi. Il restauro ha riservato la sorpresa di una nuova figura dipinta nascosta sotto un'incrostazione calcarea: è ora tornata alla luce in tutti i suoi dettagli.

È stato recuperato negli abissi del Canale di Otranto alla profondità di 780 metri il carico di una nave corinzia del VII sec a.C. Uno studio realizzato nei laboratori della Soprintendenza nazionale per il patrimonio subacqueo retrodata l'inizio del commercio tra Corinto e la Magna Grecia ai primi anni del VII secolo a.C. [Ansa]

Il 15 ottobre il ministro della Cultura Dario Franceschini e il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti hanno firmato un accordo per la valorizzazione di Palazzo Silvestri-Rivaldi a Roma. L'edificio, di epoca rinascimentale, è di proprietà dell'Azienda di Servizi alla Persona di Isma. [Ansa]

L’artista e fotografa afghana Fatima Hossani ha ricevuto il 17 ottobre a Orvieto il Premio Hypatia, promosso dalla quinta Biennale del restauro architettonico ed Urban Brau5. Hossani, che è riuscita a fuggire da Kabul lo scorso agosto, ha dichiarato: «Non vedo alcuna speranza per il futuro delle donne in Afghanistan». [La Nazione]

In un'asta di Old Paintings Online, una casa d’aste di Salò (Bs), i Carabinieri hanno rintracciato un foglio con due disegni di Giacomo Cavedone (1577-1660) che fu razziato dai nazisti dalla villa di Arthur Feldmann, un avvocato ebreo che risiedeva in Cecoslovacchia, a Brno, e che morì di un attacco cardiaco in prigione nel 1941 dopo essere stato arrestato e torturato. [The Art Newspaper]

Al via dal 19 ottobre e per quattro settimane, la nuova serie «Art Raiders. Caccia ai tombaroli» su Sky Arte alle ore 21.15 e disponibile on demand e in streaming su Now. Il racconto di quattro clamorosi casi di capolavori rubati e venduti al mercato nero offre lo spunto per tratteggiare la rete criminale di interessi e traffici pericolosi in cui sono coinvolti tombaroli, collezionisti e direttori di museo, con interviste, riprese nei musei e negli scavi. Protagonisti delle quattro puntate il Cratere di Eufronio, la Dea di Morgantina, la Triade Capitolina e il Vaso di Assteas.

Dal 18 ottobre alle 21.10 su Rai Storia (e dal 25 ottobre su Rai Scuola in lingua inglese) prende il via una nuova campagna di comunicazione (con una serie di minidocumentari) per la diffusione della conoscenza del patrimonio culturale riconosciuto nelle convenzioni Unesco. [AgCult]

Il 18 ottobre presso l’Arsenale della Marina Regia, in via dell'Arsenale a Palermo, il professor Wim Hupperetz, direttore del Museo Allard Pierson di Amsterdam, ha restituito alla Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana 38 reperti archeologici illecitamente sottratti da un relitto scoperto nel 1957 sui fondali della «Secca di Capistello» di Lipari (Me). Era stato Sebastiano Tusa, assessore ai Beni Culturali della Regione Sicilia deceduto nel 2019, a scoprire i 38 reperti trafugati dal relitto in una mostra al Museo Allard Pierson nel 2015. Da allora è stata avviata una trattativa, andata a buon fine, per riportare i reperti del III secolo al Museo Eoliano di Lipari, che conserva parte del carico dell'imbarcazione. Il sito, a 90 m di profondità, è stato finalmente sottoposto a tutela dalla Soprintendenza del Mare. [Tina Lepri]

Il ministro della Cultura Dario Franceschini, nel messaggio inviato agli organizzatori del convegno «Ripartire dalla bellezza» a Città della Pieve (Pg), ha dichiarato che «oltre un miliardo di euro saranno disponibili per il rilancio dei borghi da utilizzare per il recupero del patrimonio immobiliare e delle infrastrutture fisiche e digitali». [Ansa]

Il sito di Machu Picchu sta per mandare manufatti dell'impero Inca in un tour espositivo internazionale. [artnet.com]

L'Italia ha accolto Rahraw Omarzad. Atterrato a Roma con la famiglia l'artista afghano, professore, curatore e protagonista della scena creativa del suo Paese, si stabilirà a Torino dove collaborerà con il Castello di Rivoli - Museo d'Arte Contemporanea e insegnerà alla Accademia Albertina. [ArtNews]

Una mostra a Versailles focalizza l'attenzione sugli animali, esotici o no, che storicamente fecero parte dei serragli dei monarchi francesi. Simboli di ricchezza, strumenti di potere, questi animali sono onnipresenti nell'iconografia classica. [Le Figaro]

A Ercolano (Na) è stato scoperto lo scheletro parzialmente mutilato di uomo che la valanga di fuoco e gas eruttata dal Vesuvio ha fermato a un passo dal mare e dal miraggio della salvezza. [Ansa]

Un'analisi di medicina forense di 30 anni fa (ma resa nota al pubblico solo recentemente) apre all'ipotesi che le ossa dell'apostolo san Giacomo conservate nella Cattedrale di San Giacomo di Compostella siano insieme a ossa di altri santi. [El País]

È ricca di novità scientifiche la mostra «Il Rinascimento a Sassoferrato. Pietro Paolo Agabiti scultore e pittore ai tempi dei Della Robbia e Raffaello», aperta fino al 7 novembre a Sassoferrato (An), nel Palazzo degli Scalzi. Promossa da Comune di Sassoferrato, Regione Marche e Fondazione Cassa Risparmio di Fabriano e curata da Alessandro Delpriori e Lucia Panetti la mostra indaga, grazie anche a una importante ricerca d’archivio, la figura dell’artista originario di Sassoferrato e formatosi nella bottega di Cima da Conegliano: l’ascendenza veneta, documentata nella pala del 1497 oggi divisa tra Padova (pala) e Treviso (lunetta), è infatti riscontrabile nei dipinti marchigiani come il bel «San Girolamo» della Pinacoteca di Jesi. Agabiti torna in patria già nel 1502 (e non nel 1511 come si riteneva): qui gestisce una fiorente bottega e una seconda ne apre a Jesi dove nel 1508 risulta testimone per il contratto della «Deposizione» a Luca Signorelli (sarà poi realizzata da Lorenzo Lotto nel 1512). Novità attributive emergono sul fronte della scultura con l’inedita «Pietà tra due angeli» della Chiesa di San Facondino e il «San Rocco», da due chiese di Sassoferrato. Il percorso di mostra è articolato in circa 13 opere che dialogano con le decine tra dipinti e sculture di Agabiti conservate in città e con opere di artisti ancora anonimi che diffondono il verbo di Raffaello attraverso lo stile di Raffaellino del Colle come il Maestro di San Pietro. [Marta Paraventi]

Fino al 7 novembre nel Forte Leopoldo di Forte dei Marmi (Lu) la mostra «Guadagnucci. La sfida del bianco all’universo del colore», un progetto della Società di Belle Arti in collaborazione con Villa Bertelli, ricorda a otto anni dalla morte il maestro del «marmo leggero», formatosi proprio sulle Apuane dove aveva lo studio, e «poeta della forma» come lo definiva Pierre Courthion, suo ammiratore insieme a Claude Rivière e Marc Gaillard. Una selezione di una quindicina di sculture provenienti dallo studio, fin dagli anni Cinquanta, quelli del soggiorno parigino, dove l’artista si nutre delle tendenze più aggiornate, da Giacometti a Zadkine, da Klein e Tinguely a Moore e Lipchitz, ma guarda anche a Marino Marini, che permette di ripercorrere le diverse fasi della ricerca di Guadagnucci, capace di confrontarsi al marmo rendendola materia delicata, al limite dell’impalpabile. Al candore del bianco si oppone però la cromia delle nature morte (prestiti eccezionali) esposte al primo piano della mostra, opere di Donghi, de Chirico, De Pisis, Ghiglia, Lloyd, Longoni e di altri protagonisti del Novecento, dove l’apparente contrasto nell’accostamento estetico si dissolve nel cogliere tra quei dipinti di natura morta e le sculture di Guadagnucci una comune ricerca di plasticità, eleganza e purezza assoluta. Il catalogo (Bandecchi & Vivaldi) reca testi di Cinzia Compalati (direttrice del Museo Guadagnucci di Massa), Massimo Bertozzi, Fernando Mazzocca e Carlo Sisi. [Laura Lombardi]

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