Giorno per giorno nell’arte | 12 ottobre 2022

La guerra uccide e distrugge l’arte | Odessa candidata a Patrimonio dell’Umanità Unesco | 31 bronzi del Benin restituiti dai musei Usa alla Nigeria | Un robot alla Camera dei Lord: è arte contemporanea | Attrazione centripeta del mercato a Londra | La giornata in 11 notizie

Figura bronzea Benin di gallo della metà del XVIII secolo, che fu razziata nel Palazzo Reale del Benin nel 1897. National Gallery of Art
Redazione |

La guerra uccide e distrugge l’arte. Il 10 ottobre la Russia ha lanciato più di 80 missili contro l’Ucraina, una massiccia offensiva che a Kiev ha ucciso almeno 19 persone e danneggiato anche numerosi siti culturali. Lo ha riferito il ministro della Cultura ucraino, Oleksandr Tkachenko, sui social media. Gli attacchi missilistici sono continuati durante la notte fino a ieri, 11 ottobre. Pare si tratti del peggior attacco a Kiev dall’inizio dell’invasione, il 24 febbraio. Il presidente russo Vladimir Putin ha ordinato di colpire le infrastrutture civili ucraine in seguito all’esplosione del ponte sullo stretto di Kerch in Crimea, avvenuta l’8 ottobre. «A seguito del massiccio lancio di razzi a Kiev, sono state danneggiate le facciate, i tetti e gli elementi interni di diverse istituzioni culturali ed accademiche», ha scritto Tkachenko in un post su Facebook il 10 ottobre, elencando enti che vanno dall’Università Nazionale Taras Shevchenko alla Filarmonica Nazionale e al Museo della Rivoluzione Ucraina del 1917-21. Tkachenko afferma che sono andate in frantumi le finestre del Museo d’Arte Khanenko, del Museo T. Shevchenko, della Galleria d’Arte di Kiev, del Centro Nazionale di Ricerca e Restauro, del Museo-Appartamento commemorativo di Mykola Bazhan e Pavel Tychyna, del Museo Nazionale di Scienze Naturali dell’Accademia Nazionale delle Scienze dell’Ucraina e del Museo della Storia della Città di Kiev. Sono stati danneggiati anche edifici residenziali, definiti «monumenti architettonici del XIX secolo». In un discorso alla nazione tenuto la sera del 10 ottobre, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha affermato che la Russia sta deliberatamente prendendo di mira siti culturali che rappresentano il cuore dell’identità ucraina. [Sophia Kishkovsky]

Zelensky annuncia ufficialmente la candidatura di Odessa a Patrimonio dell’Umanità Unesco. L’iscrizione del centro storico di Odessa nella Lista del Patrimonio Mondiale riconoscerebbe l’eccezionale valore universale di questo sito e il dovere dell’umanità intera di proteggerlo. C’è grande sostegno da parte di Italia e Grecia nel mobilitare esperti internazionali per fornire alle autorità ucraine l’assistenza tecnica nella preparazione del dossier di candidatura, alla luce delle minacce legate alla guerra in corso. [Redazione]

31 bronzi del Benin restituiti alla Nigeria dai musei americani. La National Gallery of Art (Nga), il National Museum of African Art (Nmaa) della Smithsonian Institution e il Rhode Island School of Design (RISD) Museum hanno tenuto l’11 ottobre a Washington una cerimonia congiunta per celebrare il ritorno in Nigeria di 31 bronzi del Benin dalle rispettive collezioni, segnando l’ultima tappa di una sempre più diffusa tendenza alla restituzione dei tesori saccheggiati. La cerimonia di rimpatrio si è svolta la mattina dell’11 ottobre a porte chiuse presso il Nmaa, dove 13 oggetti del Benin sono stati esposti in una mostra di addio nelle ultime due settimane. La Commissione Nazionale Nigeriana per i Musei e i Monumenti (Ncmm) assumerà ora la proprietà di 29 manufatti che sono stati ceduti all’inizio di quest’anno dalle collezioni della Smithsonian, tra cui placche in ottone, teste e figure commemorative. La Nga ha rimpatriato la scultura di un gallo a seguito di una votazione tenutasi nel 2020 dal suo consiglio di amministrazione per la sua cessione. La scultura (l’unico bronzo del Benin presente nella collezione del museo) era stata acquistata  da un mercante britannico che lavorava in Nigeria e che nel 1954 l’aveva consegnata per la vendita a Sotheby’s Londra. Era entrata nella collezione del museo nel 1955 grazie a donatori che l'avevavno acquistata tramite il mercante newyorkese John J. Klejman. Il gallo era uno dei circa 10mila manufatti razziati dalle truppe britanniche dal Palazzo Reale del Benin nel 1897. I pezzi furono dispersi in tutto il mondo e, nei decenni successivi, molti furono acquistati o donati a musei statunitensi, tra cui il Metropolitan Museum of Art, il Field Museum di Chicago, il Museum of Fine Arts di Boston e altri. [Hannah McGivern]

Un robot alla Camera dei Lord: è un progetto di arte contemporanea. Per la prima volta in assoluto, i membri della Camera dei Lord del Parlamento britannico hanno ascoltato un robot nell’ambito della loro ricerca sul futuro delle industrie creative del Regno Unito. I membri della commissione per le comunicazioni e il digitale dei Lord hanno interrogato con rispetto Ai-Da, che è rimasto impassibile di fronte agli onorevoli deputati. Mentre la presidente, la baronessa Stowell di Beeston, introduceva la sessione, Ai-Da scrutava in modo sconcertante la giuria con gli occhi della sua macchina fotografica (ignara del fatto che la fotografia era vietata nella stanza). «Il robot sta fornendo prove, ma non è un testimone a tutti gli effetti; non occupa lo stesso status di un essere umano... Non voglio offendere il robot», ha spiegato la presidente, piuttosto impacciata. Poi ha chiesto: che cosa fa effettivamente Ai-Da? Il suo creatore, Aidan Meller, seduto accanto alla sua creazione, ha detto che si tratta di «un robot complesso progettato per imitare l’uomo». Il robot è un «progetto d’arte contemporanea» che mira a verificare se sia «possibile criticare il mondo della tecnologia parlando da sola».

Attrazione centripeta del mercato a Londra
. Una raffica di spostamenti ed espansioni tra le gallerie londinesi piccole e medie indica che i galleristi stanno affrontando la doppia sfida della crisi economica e politica. Nelle ultime settimane, un gruppo di gallerie ha aperto i battenti a Fitzrovia, unendosi a una scena in piena espansione che comprende Edel Assanti, Alice Black, Vitrine, Fold e Workplace Gallery. Tra le ultime aggiunte figurano Castor Gallery e Indigo+Madder, che si sono trasferite insieme da Deptford, nel sud di Londra, passando a uno spazio più grande e condiviso in una zona centrale; Brooke Benington, che in precedenza era specializzata in scultura ma che l’11 ottobre ha inaugurato la sua prima galleria londinese con opere bidimensionali e tridimensionali; e Pm/Am, che ha aperto il mese scorso in una nuova sede a tre piani che combina una galleria tradizionale, uno spazio di residenza e uno studio di stampa. Il 23 ottobre, Pipeline Contemporary, fondata dall’ex direttrice commerciale di Gagosian Tatiana Cheneviere, inaugura a Eastcastle Street. [Anny Shaw]

Hirst ha bruciato le sue opere, come previsto dal progetto «Currency». L’11 ottobre Damien Hirst (Bristol, 1965) ha bruciato centinaia di dipinti nella sua galleria londinese nell’ambito del progetto «Currency», con il quale ha offerto agli acquirenti la possibilità di conservare un’opera d'arte da lui creata o la sua versione Nft. [Redazione]

Da Arienti e Beecroft a Vedovamazzei in cattedrale
. Per gli 800 anni dalla fondazione, il 30 gennaio 1222, la Cattedrale di Cosenza ha commissionato a 16 artisti altrettanti arazzi di 400 per 140 centimetri e li ha installati in forma permanente nella navata centrale. Le opere affrontano liberamente temi religiosi, biblici ed evangelici anche poco frequentati. Il curatore è Giacinto Di Pietrantonio. I 16 sono Stefano Arienti, Vanessa Beecroft, Mariella Bettineschi, Michele Ciacciofera, Jan Fabre, Giuseppe Gallo, Goldschmied & Chiari, Debora Hirsch, Ugo La Pietra, Maurizio Orrico, Alfredo Pirri, Michelangelo Pistoletto, Luigi Presicce, Giuseppe Stampone, Grazia Toderi, Vedovamazzei. Idea e organizzazione della Fondazione Riccardo Misasi Ereditare la Terra, coordinamento dell’associazione 8centoCosenza aps, sostegno della Regione Calabria. «L’operazione, dice Di Pietrantonio, va pure letta come risposta al messaggio di Paolo VI quando, al Concilio Vaticano II del 1965, invitava gli artisti a tornare a dialogare con la Chiesa come era stato per millenni». [Stefano Miliani]

Crowe il Gladiatore è Ambasciatore di Roma nel mondo. L’attore Russell Crowe sarà nominato venerdì «Ambasciatore di Roma nel mondo» dal sindaco Roberto Gualtieri: oggi le prove in Campidoglio per la consegna dell’onorificenza al protagonista del film «Il Gladiatore», che oggi stesso inaugura nella capitale la Festa del Cinema. Roma è stata anche scelta da Bloomberg Philanthropies, organizzazione non a scopo di lucro finanziata dal mecenate Michael Bloomberg, tra le 19 città europee che avranno i finanziamenti per riqualificare gli spazi urbanistici e creare nuove zone pedonali da utilizzare per eventi culturali e sportivi. Alla star del cinema sarà consegnata una targa d’argento che riproduce Palazzo Senatorio, nel corso della cerimonia che si terrà nello studio della Sala dell’Orologio con l’affaccio sul panorama dei Fori. Roma è particolarmente amata da Crowe, che ha più volte visitato il Colosseo, la Cappella Sistina e la Fontana di Trevi, da lui definiti i suoi «luoghi  preferiti nell’universo». [Tina Lepri]

Mostre che aprono
La natura secondo Ernst. Max Ernst fu uno dei principali interpreti della riscoperta dell’universo naturale al centro della cultura europea della prima metà del Novecento. Scrisse la sua Histoire naturelle nel 1925-26 come tentativo di trovare una visione cosmogonica altra rispetto a quella ufficiale delle scienze esatte. Da quest’opera prende le mosse la mostra del Kunstmuseum «Max Ernst e la natura come invenzione», che dal 13 ottobre al 22 gennaio esamina l’opera dell’artista franco-tedesco (protagonista in questo periodo di una retrospettiva a Palazzo Reale a Milano) come abbozzo di una storia naturale alternativa nel contesto dell’arte del suo tempo e fino ai giorni nostri. Oltre a Max Ernst (nella foto, «Il giardino delle chimere», 1936), la selezione di dipinti, disegni, stampe e fotografie comprende altri 25 artisti, da Beuys a Rebecca Horn, da Sigmar Polke a Yves Tanguy, che ritraggono la natura come un altrove al tempo stesso familiare e estraneo. [Francesca Petretto]

Panorama sulla GAMeC di Bergamo. Dal 14 ottobre all’8 gennaio lo Spazio Zero della GAMeC di Bergamo presenta «Incontinent», prima mostra istituzionale in Italia dell’artista croata Dora Budor (1984), curata da Sara Fumagalli e Valentina Gervasoni e ideata in relazione alla mostra «Continent», da poco conclusa al Kunsthaus di Bregenz. Di qui giungono le opere «Kollectorgang» (2021), unite a formare un corridoio che evoca quelli monastici dell’edificio quattrocentesco che ospita il museo. A queste si aggiungono «Termites» (2022), un lavoro formato da sex toy telecomandati, e i frottage di «Love Streams», sull’uso degli antidepressivi. Stesse date e stesse curatrici per «Flatform/Artist’s Film International», dove il collettivo Flatform presenta «Quello che verrà è solo una promessa» (2019) e altri lavori. Fino all’8 gennaio proseguono anche «La Collezione Impermanente #3.0» (stesse curatrici con A.F. Previtali) e «Persone. Dalla Raccolta Lanfranco Colombo» (da lui donata alla GAMeC): cento scatti, con dediche a Colombo, dei nostri maggiori fotografi. [Ada Masoero]

Mostre aperte
Jacopo Vignali musicale e sacro a San Casciano. Prosegue fino all’8 gennaio al Museo Giuliano Ghelli di San Casciano (Fi) la mostra dedicata a Jacopo Vignali (1594-1664), in ricordo di Carlo Del Bravo, la cui collezione è stata interamente donata dal suo erede universale Lorenzo Gnocchi alle Gallerie degli Uffizi, da cui provengono molti dipinti esposti, nell’ambito del progetto «Terre degli Uffizi». La mostra è suddivisa in due sezioni: l’una si concentra sui temi musicali, a cura di Lorenzo Gnocchi, con opere quali «Il flautista» di Vignali ma anche di Volterrano e Cesare Dandini, altri maestri del Seicento fiorentino la cui riscoperta si deve proprio a Del Bravo (che a Vignali dedicò studi fin dal 1964) e a Mina Gregori. L’altra sezione, a cura di Donatella Pegazzano, riunisce opere di tema sacro con due inediti. La mostra prosegue nella vicina Chiesa della Misericordia. La donazione Del Bravo (di cui per ora è esposto il «San Giovannino» di Rosso Fiorentino nelle sale degli Uffizi) avrà presto negli spazi della Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti un allestimento permanente, teso a rievocare la casa dello studioso sancascianese, allievo di Longhi e per molti anni docente all’ateneo fiorentino. [Laura Lombardi]

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