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Fast feet: cammina, anzi sgomma

Luana De Micco

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Le sneaker non sono più soltanto «scarpe da ginnastica»: nate alla fine dell’800, negli anni sono diventate un simbolo fatto proprio da rockstar, ministri, stilisti e politici Chi osa ancora chiamarle banalmente scarpe da ginnastica? Le sneaker non solo hanno già fatto la loro comparsa sulle passerelle dell’alta moda quando Karl Lagerfeld le ha messe ai piedi delle sue modelle per Chanel, ma ormai sono anche esposte nei musei come fossero sculture. L’anno scorso ci ha pensato il Brooklyn Museum di New York a raccontarne la storia con la mostra «The rise of sneakers culture». A Parigi si è chiusa a gennaio alla Galérie du Crédit Municipal la mostra «Sneakers. Objets de désirs», la prima in Francia, in collaborazione con il Centre Albert Marinus di Bruxelles. Eccole ora in bella mostra fino al 28 agosto al Museum für Kunst und Gewerbe, il museo di arti applicate di Amburgo fondato nel 1874. Il titolo è «Sneakers. Design for fast feet». Sono esposte 120 paia, alcune delle quali definite «storiche» perché indossate da star dello sport. Sono anche allestiti 120 manifesti pubblicitari provenienti da tutto il mondo. L’idea di fondo è analizzare il «fenomeno» sneaker nella cultura giovanile e il loro posto nella moda come accessorio di design. Il termine era già presente nel dizionario di lingua inglese Funk & Wagnalls alla fine dell’800. Deriva dal verbo «to sneak» che significa «muoversi furtivamente», ma pare che sia entrato nell’uso corrente intorno al 1916 quando, con la comparsa delle prime Keds, il pubblicitario americano Henry Nelson McKinney ha così definito quelle scarpe dalla suola di gomma flessibile che, diversamente dalle rigide suole di cuoio, permetteva di camminare senza fare rumore. Di sgattaiolare via, appunto. Un anno dopo, nel 1917, nascevano le prime Converse All Star che, con 600 milioni di paia nel mondo, sarebbero diventate le scarpe più vendute di tutti i tempi. Per la prima volta una star del basket, il cestista statunitense Chuck Taylor, associava il suo nome a un paio di scarpe. Certo, all’inizio le sneaker sono state pensate per lo sport ma da una trentina d’anni ormai si vedono ai piedi di tutti. Prima sono diventate l’accessorio indispensabile per la vita attiva in città, quindi la cultura hip-hop le ha trasformate in icone dei tempi moderni. La mostra di Amburgo si articola intorno alla data «spartiacque» del 1985. Si ricorda che era stato quello l’anno in cui il tedesco Joschka Fischer si presentò al Bundestag per il giuramento come ministro dell’Ecologia con le sneaker ai piedi. Era anche l’anno in cui la Nike fece appello a Michael Jordan per creare le sue Air Jordan I. La scarpa fu vietata sui campi della Nba ma ciò non intaccò il suo successo. Da allora le varie marche, da New Balance a Reebok ad Adidas, si sono costruite una forte personalità. Si fanno concorrenza non tanto sul prezzo quanto sul design sempre più inventivo e sulla ricerca tecnica. Con i modelli Givenchy e Balenciaga per Puma le sneaker si sono ritagliate anche un posto nella moda casual, mentre cantanti come Eminem, Kanye West o Pharrell Williams hanno i loro modelli. E la bella storia delle sneaker sicuramente non finisce qui.

Luana De Micco, 06 luglio 2016 | © Riproduzione riservata

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