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Design selvaggio

L’architettura è politica: Monica Bonvicini da Raffaella Cortese

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Ada Masoero

Giornalista e critico d’arte Leggi i suoi articoli

Per il suo esordio da Raffaella Cortese, Monica Bonvicini ha realizzato un progetto espositivo inedito, che occupa le tre sedi della galleria. Intitolata «Our House», la mostra (visibile fino al 26 aprile) si muove lungo la linea da sempre praticata dall’artista, che con i suoi lavori esplora il tema dell’architettura sotto molteplici angoli visuali. Oggetto della sua ricerca sono, infatti, le valenze politiche, economiche e sociali di cui l’architettura è espressione, alle quali si è aggiunta la riflessione sulla teoria di genere e, in questa mostra soprattutto, l’indagine sugli effetti del cambiamento climatico.

Sono dedicati a questo tema i grandi disegni in bianco e nero in cui Monica Bonvicini (Venezia, 1965) mostra case devastate dagli incendi o dalla furia degli uragani causati dal riscaldamento globale. Insieme ai disegni, sono in mostra le sculture del ciclo «Diener», prodotte nei primi mesi di quest’anno a Milano e nella sua area, nel distretto d’eccellenza del design, che sotto le sembianze dei vecchi tavolini detti «servi muti», diventano in realtà puntelli per pareti di cemento, proponendosi dunque come «oggetti di design eccentrici ma addomesticati». Lo spazio di via Stradella 4 presenta invece una grande installazione, «Structural Psychodrama III», anch’essa del 2017: un intervento minimale, seppure di vaste dimensioni, in cui una parete è ancorata al soffitto da catene che la sollevano da un lato, creando un effetto di forte straniamento.

Ada Masoero, 06 aprile 2017 | © Riproduzione riservata

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Design selvaggio | Ada Masoero

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