Jan Brueghel II, «Allegoria della tulipomania», stima 250-350mila euro. © Dorotheum

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Jan Brueghel II, «Allegoria della tulipomania», stima 250-350mila euro. © Dorotheum

Da Dorotheum la tulipomania delle scimmie

Dipinti antichi e dell'Ottocento alla Classic Week della casa viennese

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Elena Correggia

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Dal 4 al 10 giugno Dorotheum propone a Vienna la Classic week che in aprile era stata rinviata. L’8 giugno è in calendario l'asta di dipinti dell’Ottocento, tra i quali spicca una veduta notturna di Venezia al chiaro di luna, opera della maturità di Carlo Grubacs. Raramente l’autore dipinge eventi storici, come in questo caso in cui sono rievocati i festeggiamenti sul Canal Grande per la liberazione della Serenissima dal controllo dell’impero austriaco, nel 1866 (stima 150-200mila euro).

Stessa valutazione anche per una variopinta scena di mercato di un maestro dell’Orientalismo come Alberto Pasini, che ben coglie l’atmosfera del bazar dai vividi colori e dalle architetture arabeggianti. Come Pasini anche il bergamasco Pietro Luchini si trasferì a Costantinopoli dove si specializzò nel genere del ritratto, un’attività testimoniata dall’olio su tela in asta che raffigura un’elegante dama (100-150mila).

Il 9 giugno è invece la volta dei dipinti antichi con alcuni importanti esempi di pittura del Nord Europa dal Quattrocento al Seicento. Fra questi spiccano un’«Adorazione dei Magi» dalle cromie brillanti recentemente attribuita a Pieter Coecke van der Aelst e appartenuta al re dei Paesi Bassi (400-600mila), un’«Allegoria della tulipomania» di Jan Brueghel II (250-350mila), che mette in scena un gruppo di scimmie concitate al posto dei mercanti, e il ritratto di una giovane donna, probabilmente la Maddalena penitente, che si sorregge la testa con la mano, opera giovanile di Anton van Dyck (300-400mila).

Ha invece una stima di 500-600mila una serie di quattro pale d’altare di scuola tedesca meridionale, risalenti al 1490 ca, che esprimono un’affinità stilistica con i primi lavori di Albrecht Dürer.

Fra le opere finora inedite si annovera un olio su tela di Massimo Stanzione, «Lot e le sue figlie» (200-300mila), proveniente da una collezione privata europea e ritenuta l’unica opera dell’autore raffigurante un motivo dell’Antico Testamento in formato verticale.

Questo soggetto biblico era diffuso nella pittura napoletana del Seicento e Stanzione lo interpreta coniugando il classicismo di Guido Reni con il realismo di Caravaggio.

Un’immagine in pieno spirito di Controriforma è il ritratto di San Domenico penitente a opera di Jusepe de Ribera (300-400mila), appartenuto a una collezione aristocratica spagnola, mentre il genovese Valerio Castello rinnova il tema dell’«Adorazione dei pastori» attraverso un uso virtuosistico del colore e accentuando il dinamismo delle forme (150-200mila).

Presente anche Lavinia Fontana, che fu incaricata di ritrarre Gerardo Giavarini, all’epoca venticinquenne, in occasione della sua nomina a paggio da parte del papa Clemente VIII (80-120mila).

Jan Brueghel II, «Allegoria della tulipomania», stima 250-350mila euro. © Dorotheum

Pietro Luchini, «Ritratto di una giovane dama di Costantinopoli», stima 100-150mila euro. © Dorotheum

Massimo Stanzione, «Lot e le sue figlie» (particolare), stima 200-300mila euro. © Dorotheum

Elena Correggia, 03 giugno 2020 | © Riproduzione riservata

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