Come si stima il Casino dell’Aurora

Il Tribunale di Roma mette in vendita il Casino conteso tra gli eredi di Nicolò Boncompagni Ludovisi con una base d’asta di 471 milioni stabilita da Alessandro Zuccari. Lo studioso racconta la perizia di un edificio che racchiude l’unico dipinto murale mai realizzato da Caravaggio e l'«Aurora» di Guercino

Guercino, «L'Aurora», Casino dell'Aurora, Roma Un dettaglio del dipinto murale di Caravaggio «Giove, Nettuno e Plutone», Casino dell'Aurora, Roma
Arianna Antoniutti |

Il 19 gennaio 2022 il Casino dell’Aurora Boncompagni Ludovisi andrà in asta. Le vicende ereditarie seguite alla scomparsa del principe Nicolò Boncompagni Ludovisi nel 2018 hanno condotto alla vendita della proprietà con una base d’asta di 471 milioni di euro. A fine Cinquecento il Casino apparteneva al cardinale Francesco Maria del Monte che, intorno al 1597, vi fece realizzare da Caravaggio il dipinto murale «Giove, Nettuno e Plutone». Nel XVII secolo il Casino viene inglobato nella Villa Ludovisi che il cardinale Ludovico Ludovisi volle edificare all’interno di un’area di trenta ettari.

La Villa e il parco, fra le più eccellenti vittime della febbre edilizia dell’Italia postunitaria, vennero cancellati dalla costruzione di un intero quartiere residenziale nel 1886. Come scrisse Gabriele D’Annunzio: «I giganteschi cipressi Ludovisii, quelli dell’Aurora, quelli medesimi i quali un giorno avevano sparsa la solennità del loro antico mistero sul capo olimpico del Goethe, giacevano atterrati... Sembrava che soffiasse su Roma un vento di barbarie e minacciasse di strapparle quella raggiante corona di ville gentilizie a cui nulla è paragonabile nel mondo delle memorie e della poesia».

A quel vento di barbarie sopravvisse il solo Casino che, al suo interno, oltre al Caravaggio, ospita altrettanto inestimabili opere come i dipinti di Guercino nelle Sale della Fama o dell’Aurora, quest’ultima realizzata a tempera nel 1621 sulla volta della sala a piano terreno, con quadrature prospettiche ad affresco di Agostino Tassi.

Lo storico dell’arte Alessandro Zuccari, ordinario di Storia dell’arte moderna presso l’Università La Sapienza di Roma, accademico dei Lincei e direttore della rivista «Storia dell’Arte», ha effettuato per il Tribunale di Roma la stima delle opere d’arte inamovibili, dipinti murali e opere scultoree, del Casino. Gli abbiamo rivolto qualche domanda.


Come ha proceduto alla valutazione?
Si è trattato di una perizia estremamente ardua anche perché effettuata non su singole opere, ma su opere facenti parte di un complesso unico e unitario che ha mantenuto attraverso i secoli la sua integrità. All’interno di una valutazione complessiva questo costituisce un valore aggiunto del quale abbiamo dovuto tenere conto. Solitamente alle opere inamovibili viene riconosciuto un valore di mercato inferiore, ma in questo caso tale criterio non può essere applicato. Il Casino raccoglie opere d’arte uniche al mondo, nessun altro luogo può vantare l’unico dipinto murale di Caravaggio esistente e quello che io ritengo essere il più bel dipinto del Guercino, l’«Aurora». Qui c’è Caravaggio e accanto Guercino, e ancora, Domenichino e Paul Bril, Agostino Tassi e il celebre mosaicista Marcello Provenzale: una mirabile sintesi artistica che dà conto di una committenza di altissimo livello.

Per la stima, operazione pioneristica per la quale non esistevano termini di paragone, sono stati necessari nove mesi di lavoro, da me svolti a titolo gratuito. Per giungere a una valutazione il più possibile congrua, come poi è stata considerata dal Tribunale di Roma, mi sono avvalso del confronto con esperti in materia, esperti di pittura del Cinque e Seicento, e archeologi, per quanto concerne la valutazione delle scultura antiche.
I due aspetti principali del Casino sono stati scorporati, io mi sono occupato di dipinti murali e opere scultoree, mentre Paolo Vitti, docente di storia dell’architettura presso l’Università Roma Tre, e l’architetto Tiziana Bellosi, esperto stimatore, hanno periziato le strutture architettoniche. Le opere d’arte sono state valutate oltre 432 milioni di euro, mentre il valore architettonico del complesso del Casino è di circa 45 milioni di euro.


Come si è giunti alla stima delle opere d’arte?
Come accennavo, non esistendo termini di paragone, si trattava di adottare un parametro per deduzione. Da un lato si è proceduto, per ciascun autore, basandoci sulle stime assicurative di opere affini per tecnica e anno, dall’altro si sono valutate le più recenti quotazioni di vendita. A partire da queste considerazioni, si sono poi calcolate le misure dei dipinti, perché naturalmente le dimensioni hanno un loro valore, e si è giunti alla stima finale.

Le quotazioni delle assicurazioni, che offrono un termine di paragone oggettivo, per i dipinti di Caravaggio, ad esempio, arrivano sino a 150-200 milioni. Più complesso il dato offerto dalle vendite delle opere del Merisi, perché negli ultimi anni non ci sono state vendite di autografi certi. Si è proceduto per via analogica, facendo riferimento alla cosiddetta «Giuditta» di Tolosa, quotata 150 milioni di euro. Io mi sono pubblicamente espresso in senso critico nei confronti dell’opera, non la ritengo riferibile a Caravaggio, ma qualora la si consideri autografa, essa offre un plausibile termine di confronto.

Certo la peculiarità della tecnica con la quale Caravaggio ha eseguito «Giove, Nettuno e Plutone», l’unico dipinto su muro del pittore, ha avuto un peso rilevante nella stima. Si tratta di un unicum assoluto, fondamentale nella produzione dell’artista. La tecnica dell’olio su muro ha origini lontane, basti pensare agli esempi di Sebastiano del Piombo, o alle recenti scoperte su Raffaello nella Sala di Costantino in Vaticano. Forse realmente Caravaggio non aveva dimestichezza con l’affresco, quello che è certo, è che Caravaggio sicuramente conosceva gli esiti più raffinati della pittura a olio, tecnica che consente di ottenere effetti di luce impossibili con l’affresco. La sfera celeste al centro del dipinto, con quei riflessi, quella trasparenza, con la mano di Giove che si vede attraverso di essa, non poteva che essere resa a olio.

Anche la valutazione del Guercino non è stata meno complessa, ma abbiamo avuto il vantaggio di poterci basare sulla vendita, relativamente recente, di un dipinto, la «Toeletta di Venere», eseguito nel 1622, quindi pressoché coeva all’«Aurora», e i cui puttini sono assai prossimi a quelli dell’«Aurora» stessa. La «Toeletta» era passata in asta nel2002 per quasi 2 milioni di euro, un parametro di cui ho potuto tenere conto.


Ha operato analogamente anche nel periziare le sculture?
Sì, con questi criteri ho eseguito la perizia anche su quarantuno sculture antiche, tra cui due statue di prigionieri Daci databili al II secolo d.C. Per queste sculture poste, per così dire, come colossali guardiani all’ingresso del Casino, ho fissato una stima di 550mila euro ciascuno, ponendoli in rapporto con un Dace in marmo bianco del Foro di Traiano, stimato 500mila euro. La stima totale per le quarantuno sculture è fissata a 3 milioni e 740mila euro.

Le sculture del Casino, pur essendo state vincolate, non erano tutte schedate. Il mio lavoro si è rivelato anche una preziosa occasione di studio: è stata effettuata una campagna fotografica sul  patrimonio scultoreo, a cui è seguita la revisione e il completamento della schedatura. Ora possediamo una documentazione completa del Casino.


Sul Casino, vincolato dal 1987, lei crede che lo Stato italiano eserciterà il suo diritto di prelazione?
Ovviamente sarebbe auspicabile, ma senz’altro comprendo le difficoltà di reperire, nei tempi e nei modi opportuni, i fondi necessari a tale scopo. La questione cruciale, del resto, non è statalizzare tutto, ciò sarebbe impraticabile, quanto trasmettere ai posteri questo preziosissimo patrimonio d’arte e renderlo accessibile. Io stesso ho condotto più volte, prima della morte del principe, i miei studenti in visita al Casino, ed è un’occasione unica ammirare questo contesto incomparabile, una delle più belle residenze del Seicento romano. Mi auguro che sia possibile tornare a farlo.

Tutti gli articoli sulla vicenda qui: Casino Aurora

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