Col senno di Poe

Prosegue fino al 24 febbraio, nella Galleria Blu, «Alberto Martini. Tra visione e sogno», mostra curata da Elena Pontiggia nei 140 anni dalla nascita dell’artista

Ada Masoero |  | Milano

Uomo saturnino e artista tenebroso, esponente del Simbolismo nella sua variante più cupa e visionaria, Martini (Oderzo 1876-Milano 1954) ha lasciato splendide carte in bianco e nero, immerse in un’atmosfera allucinata e crudele (non a caso seppe illustrare con tanta efficacia i Racconti di Edgar Allan Poe), ma è stato anche autore di dipinti che, sin dagli anni della Grande Guerra, anticipavano temi e modi del Surrealismo.

Venti i lavori in mostra, fra i quali i fogli dei «Prigionieri», 1896, e del «Macbeth», 1910, e le tavole per «La secchia rapita», 1902-03. Non mancano i dipinti, come «La marchesa Casati in veste di Euterpe» del 1931: la «divina» sfoggia qui tre paia d’occhi, come già nella celebre fotografia del 1922 di Man Ray, che al pari di Alberto Martini volle tradurre in immagine la seduzione esercitata dalle pupille della Casati, dilatate a dismisura dall’atropina. L’occhio
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