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La grande scritta di plastica sulla facciata dell’Ospedale di San Paolo, opera del collettivo Claire Fontaine

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La grande scritta di plastica sulla facciata dell’Ospedale di San Paolo, opera del collettivo Claire Fontaine

Caro sindaco di Firenze

Lettera di un innamorato della città non corrisposto

Maurizio Badiani

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Questa è la lettera di un innamorato, non sempre corrisposto, spesso tradito. Oggetto della mia infatuazione è la città da Lei amministrata: Firenze. La sua bellezza continua a conquistarmi nonostante i modi sempre più scostanti e le vesti sempre più délabré con cui ogni volta mi accoglie.

Per metterla in grado di capire il mio disappunto di innamorato tradito proverò ad abbandonare la metafora per la concretezza. Partiamo dai negozi e dalle loro insegne. Non parlo di quelle dei grandi marchi ma delle centinaia di insegne di negozietti, bettole e pizzerie che da anni deturpano il volto della mia amata.

La plastica, oggi aborrita e condannata non solo per motivi estetici ma anche perché inquinante, regna ovunque sovrana. E non in luoghi remoti e periferici bensì in pieno centro, magari a solo cento metri dalla facciata di Santa Maria Novella (vada e vedrà). Le chiedo: ci sono regole che disciplinano quelle insegne?

Perché, se ci sono, o non vengono applicate o sono del tutto inadeguate. Già in un’altra occasione mi ero permesso di suggerire un «servizio» gestito dal Comune per dare una mano, gratuitamente, alle centinaia di operatori del commercio minuto che, nella scelta di un’insegna (destinata a rimanere visibile per anni), non sono guidati da alcun principio estetico ma esclusivamente dalla mera legge del risparmio. Per capire che cosa intendo per insegne rispettose di un contesto storico faccia un salto nella vicina Pienza: è a pochi chilometri dalla Sua città e la gita Le tornerà utile.

Altro capitolo: gli orari di apertura di chiese e gallerie. La chiusura di molte di esse dalle 12:00 alle 15:30 è fastidiosa. O, peggio, indisponente. Sa di invito ai turisti ad andare a mangiarsi una pizza: riempitevi prima la pancia, a nutrirvi gli occhi e lo spirito avrete tempo dopo.

Va da sé che, alla riapertura, si creano file, seppure nel rispetto delle norme anti Covid, che si potrebbero evitare se lo stesso numero di persone potesse essere «spalmato» su un orario più lungo. Sorvolo sui casi limite, come la Laurenziana, aperta a pochi eletti solo per qualche ora alla settimana. O il Corridoio Vasariano di cui periodicamente si perdono le chiavi. O le stanze ipogee delle Tombe Medicee (quelle coi disegni di Michelangelo) chiuse da tempo immemore.

Un’ultima annotazione. Firenze è una signora all’antica. Non le basta un po’ di belletto per apparire moderna. Anzi, se il vestito non è appropriato rischia di apparire ridicola. Mi offre lo spunto per questa riflessione una grande scritta, rigorosamente di plastica, che troneggia sulla facciata dell’Ospedale di San Paolo, sì proprio quello con i magnifici tondi di Andrea Della Robbia. La scritta recita: «Siamo con voi nella notte». Sibillina nel significato, oltraggiosa nel contesto in cui è inserita. Incuriosito ed esterrefatto chiedo aiuto a internet perché mi chiarisca il mistero.

Scopro così che l’opera d’arte (perché di arte si tratta, almeno nelle intenzioni di chi l’ha concepita e, soprattutto, approvata) è il... frutto del collettivo Claire Fontaine (altro nome d’arte). L’«opera», leggo dalle note di P.R. vergate a suo tempo, scandisce «direttamente il contrasto tra il peso della notte e la forza della condivisione (sic!)». Si tratta, prosegue la nota, per chi come me non lo avesse capito, di un’opera neoconcettuale, nata per il Firenze Light Festival inaugurato il 12 dicembre del 2020 e che doveva rimanere in loco fino all’11 marzo del 2021.

Ma l’opera neon-concettuale (mi si conceda il neologismo) o è piaciuta davvero molto o il Comune se l’è proprio scordata: così che fa ancora bella (?) mostra di sé sulle pareti nobili che fronteggiano la candida facciata di Santa Maria Novella. So bene che oggi l’Ospedale è sede del Museo di Arte Moderna, ma ciò non significa che i responsabili dell’ente siano per questo autorizzati a occupare (per oltre un anno e mezzo!) con le loro superfetazioni artistiche gli storici monumenti della piazza.

Quella scritta al neon non è un segno di speranza ma di disperazione. Quella di una Firenze oltraggiata che, giorno dopo giorno, vede sfiorire la sua bellezza e perdere le sue radici. Non è scimmiottando il nuovo che si diventa giovani. Firenze tenga fede al suo passato, lo valorizzi e non lo svilisca sempre più ogni giorno che passa.

Gentile signor sindaco, mi rendo conto di essermi lasciato prendere dalla mia foga d’innamorato non corrisposto. Mi perdoni. E per farlo trovi un modo concreto. Provi a rispondermi, magari utilizzando queste stesse pagine. Chissà che non mi convinca che sono i miei occhi a essersi appannati e che la mia amante è ancora la più bella e desiderabile del mondo.
 

La grande scritta di plastica sulla facciata dell’Ospedale di San Paolo, opera del collettivo Claire Fontaine

Maurizio Badiani, 15 ottobre 2021 | © Riproduzione riservata

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