Image
Image

Bronzi fuori controllo

Il raffinatissimo sistema di monitoraggio è stato pagato ma non è in funzione

Silvia Mazza

Leggi i suoi articoli

Altro che Brera e i suoi recenti problemi agli impianti di condizionamento (cfr. lo scorso numero, p. 23): il sistema di monitoraggio interno dei Bronzi di Riace sarebbe disattivato addirittura da oltre tre anni. Il condizionale è d’obbligo, non avendo ricevuto chiarimenti da Carmelo Malacrino, dal direttore del Museo archeologico nazionale (Man), che ci dicano come stanno davvero le cose. 

La vicenda del museo milanese ha messo in risalto l’importanza delle verifiche sul funzionamento dei sistemi di controllo climatico. E proprio il museo in riva allo Stretto, oltre a essere stato ristrutturato con criteri di antisismicità e dotato di dispositivi di controllo climatico e di sistemi di verifica del corretto funzionamento, è stato tra i primi a essere dotato anche di un sistema permanente di monitoraggio meccanico e microclimatico, posizionato direttamente su opere d’arte (i Bronzi) in grado di fornire dati sul loro stato di conservazione. All’interno delle due statue, infatti, sono stati posizionati dei sensori che, in tempo reale, forniscono informazioni sul microclima interno e sull’andamento delle lesioni.

Avremmo voluto ottenere maggiori informazioni su questo sistema direttamente dal progettista Roberto Ciabattoni, del Laboratorio di Fisica dell’Iscr, che dal 1986 segue la diagnostica sui Bronzi, ma non è stato autorizzato a rilasciare dichiarazioni. Al quotidiano online locale «TempoStretto», nell’agosto 2010 spiegava: «La vera novità è rappresentata dalla strumentazione hitech inserita, sotto pelle, alle due statue, per monitorarne la stabilità sotto vari profili. Un caso unico per dei manufatti cavi». Nel basamento, ha proseguito, sono invece «posizionati in maniera permanente degli accelerometri, scatoline grandi quanto un pacchetto di sigarette per controllare se ci sono vibrazioni. In entrambi i casi, il server che controlla la situazione è consultabile anche da remoto. Il responsabile del monitoraggio può avere accesso ai dati in tempo reale, controllarli ovunque si trovi e vedere l’archivio delle informazioni. Potremo così intervenire per tempo in caso di anomalie o di una concomitanza di valori critici. E se i parametri dovessero avvicinarsi o superare i livelli di guardia, il sistema provvede anche ad avvisare automaticamente i tecnici con sms, email o telefonate registrate». 

Ma finora, quali dati sono stati raccolti anche in relazione agli ultimi eventi sismici registrati in Italia? E, in generale, quali dati sono stati raccolti in riferimento alla condizione microclimatica interna alle statue e alla loro situazione meccanica? Queste le domande che abbiamo posto a Malacrino, insediatosi al Man nell’ottobre 2015. Rimaste, inspiegabilmente, senza risposta. Il direttore, infatti, ci dice solo che «i recenti eventi sismici registrati in Italia non hanno compromesso la stabilità dell’impianto espositivo». Ci anticipa, però, che «con l’Iscr stiamo predisponendo l’implementazione del sistema di monitoraggio», perché «bisogna fare sempre meglio per assicurare la conservazione di questi capolavori». Perché si è resa necessaria questa implementazione? E, al di là delle annunciate migliorie, perché non ci è dato sapere quali dati il sistema ha fornito fino a oggi e, quindi, conoscere lo stato conservativo dei Bronzi a quattro anni dall’ultimo restauro?

In realtà, interessa sapere se questo sistema abbia mai funzionato, perché già nel dicembre 2013, in occasione dell’inaugurazione delle due statue sulle nuove basi antisismiche progettate dall’Enea, fu attivato e subito disattivato in via cautelare, per criticità riscontrate nel suo funzionamento. E sicuramente disattivato lo era ancora nel marzo 2015, quando l’ex direttrice del museo Simonetta Bonomi si trasferì ad altro incarico, avendo però predisposto tutto per la sua riattivazione. In occasione della prima verifica sui basamenti antisismici, infatti, dovendo sollevare i Bronzi per manutenzioni sulle basi in marmo, vennero estratte le centraline e una ditta esterna, vincitrice della gara per l’assegnazione del lavoro, procedette con le modifiche necessarie. Mancava solo il ripristino della funzionalità del sistema per il quale, peraltro, la stessa ditta era stata pure già pagata.

Quale sia la situazione oggi non è dato sapere. Eppure il suo funzionamento e i dati da esso prodotti sarebbero essenziali per la verifica dell’assetto e dello stato di conservazione per i due capolavori che, ci assicura Malacrino, «nel panorama delle nostre collezioni i Bronzi di Riace assumono ovviamente un ruolo prioritario».

Silvia Mazza, 10 marzo 2017 | © Riproduzione riservata

Articoli precedenti

Pronta la nuova agorà del Museo Salinas in restauro da dieci anni

Cronaca e progetti a cinquant’anni dal sisma

Polemiche per la trasferta di una tavoletta del pittore messinese, tra le 120 opere scelte dal critico d'arte per il Castello Ursino di Catania.

Bronzi fuori controllo | Silvia Mazza

Bronzi fuori controllo | Silvia Mazza