Contrordine al Met: l’abito fa il monaco

L'abbigliamento sacro come fonte di ispirazione per gli stilisti

Federico Castelli Gattinara |  | New York

L’annuale Met Gala di beneficenza copresieduto da Amal Clooney, Rihanna, Donatella Versace e Anna Wintour, con Stephen Allen Schwarzman, amico di lunga data di Donald Trump, e la moglie Christine quali presidenti onorari, è stato preludio alla mostra del Costume Institute «Heavenly Bodies: Fashion and the Catholic Imagination» aperta dal 10 maggio all’8 ottobre. Una mostra diffusa in più gallerie e dipartimenti del Metropolitan Museum, «il progetto più ambizioso mai realizzato su questo tema», secondo Andrew Bolton, che la cura insieme ai colleghi del Met.

Il tema portante è il forte, continuo scambio di influenze e ispirazioni tra i grandi stilisti della moda e le pratiche devozionali e tradizioni secolari del Cattolicesimo. L’aspetto più prezioso è il prestito di una quarantina di capolavori vaticani di arte ecclesiastica dal XVIII ai primi anni del XXI secolo, molti dei quali mai usciti
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© Riproduzione riservata Da sinistra, particolare di frammento di mosaico pavimentale bizantino con una personificazione di Ktisis, 500-550, The Metropolitan Museum of Art, New York, Harris Brisbane Dick Fund and Fletcher Fund, 1998; Purchase, Lila Acheson Wallace Gift, Dodge Fund, and Rogers Fund, 1999. A destra, una creazione di Domenico Dolce e Stefano Gabbana per Dolce & Gabbana. Autunno/inverno 2013–14. Courtesy Dolce & Gabbana
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