E Monet cadde nel precipizio

Alla National Gallery 75 dipinti per scoprire il lato architettonico del padre dell’Impressionismo

Claude Monet, «La Tamise et le Parlement», 1871 ca, olio su tela,  47 x 73 cm © The National Gallery, London
Robert Bevan |  | Londra

Malevic definì la serie della Cattedrale di Rouen di Monet (Parigi, 1840-Giverny, 1926) di «importanza fondamentale per la storia dell’arte. (...) Obbliga intere generazioni a modificare il loro punto di vista». Il soggetto gotico rese Monet prigioniero di un progetto da lui stesso definito il suo «precipizio», dal momento che tornò più volte a Rouen nel 1892-93 per catturare, in trenta quadri, le variazioni dei colori con luci diverse e in differenti ore del giorno e condizioni meteorologiche. Lo sforzo di Monet di individuare il momento istantaneo e il carattere mutevole di un’architettura apparentemente statica diventò per decenni un esercizio standard nelle scuole di architettura, sia per l’osservazione sia per gli effetti materiali delle decisioni in fase progettuale.

A vent’anni dall’ultima monografica del pittore a Londra, sette dipinti della serie di Rouen del 1892-95 sono proposti
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