Veduta della mostra «Il vetro degli architetti»

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Veduta della mostra «Il vetro degli architetti»

Architetture di vetro

L'arte vetraria dei modernisti viennesi in mostra alla Fondazione Cini di Venezia

Veronica Rodenigo

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Venezia. La moderna arte vetraria austriaca, tra la fine dell’Impero austro-ungarico e la Prima Repubblica, giunge in laguna. Sino al 31 luglio oltre 300 opere provenienti dalla collezione del Mak-museo delle arti applicate di Vienna e da collezioni private trovano collocazione nelle Stanze del Vetro, sull’Isola di San Giorgio, nell’ambito della mostra «Il vetro degli architetti. Vienna 1900-1937» a cura di Rainald Franz.

Dopo «Il vetro finlandese nella Collezione Bischofberger» prosegue così il progetto pluriennale promosso da Pentagram Stiftung e Fondazione Giorgio Cini per lo studio e la valorizzazione dell’arte vetraria del XX e XXI secolo anche attraverso gli sviluppi internazionali di quest’ultima.
A fare da protagoniste, le creazioni di alcuni tra i principali artefici del modernismo viennese: giovani architetti e designer, allievi delle accademie e delle scuole di architettura come Josef Hoffmann (1870-1956), Koloman Moser (1868-1918), Joseph Maria Olbrich (1867-1908), Leopold Bauer (1872-1938), Otto Prutscher (1880-1949), Oskar Strnad (1879-1935), Oswald Haerdtl (1899-1959) e Adolf Loos (1870-1933). Figure che, accanto a «un’intellettualizzazione» del lavoro, seppero trasferire le conoscenze all’interno del mondo accademico e a contatto con le realtà di produzione, interpretando istanze di rinnovamento sociale e del gusto aggiornando inoltre i registri didattici delle scuole d’arte applicata.

Così, a cavallo del secolo, nella fucina d’idee della capitale asburgica attecchiscono le tendenze Arts and Crafts, Liberty e Art Nouveau in quella che diventerà la Secessione viennese, traghettata nel Novecento dal magistero architettonico di Otto Wagner (1841-1918) presso l’Accademia di Belle arti a partire dal 1894. A molti suoi allievi si devono la nascita del movimento della Secessione (1897) e, in particolare, l’insegnamento presso la Wiener Kunstgewerbeschule (scuola viennese di arti e mestieri) prima e l’impegno presso la Wiener Werkstätte poi. Proprio la costituzione, nel 1903, di tali officine di produzione con circa un centinaio di addetti che riuniscono in un’idea di prodotto di qualità i portati artistici e artigianali sfociando nel decennio successivo nell’esperienza associativa del Werkbund, diventa momento centrale della sperimentazione linguistica e tecnica. Lavorando vicino alle fornaci con l’obiettivo di comprenderne a fondo il materiale, la collaborazione di architetti e designer con i vetrai viennesi e intermediari come J. & L. Lobmeyr ed E. & L. Bakalowits, immette sul mercato numerosi pezzi presentati attraverso le vetrine delle esposizioni universali e internazionali, o di quelle promosse dalle medesime istituzioni o dall’imperial-regio Museo austriaco di arte e industria (l’odierno Mak).

Sull’isola di San Giorgio sette stanze, il cui allestimento restituisce il gusto di un’epoca riproponendo alle pareti la carta da parati con disegni della Wiener Werkstätte, ripercorrono l’avvento di una nuova modernità, anche attraverso l’apporto di materiale fotografico e i disegni preparatori che consentono un raffronto diretto tra oggetto e lo studio per la sua creazione e decorazione. Partendo dagli esordi dell’ottava mostra della Secessione presentata a Vienna nel 1900, il percorso attraversa anche il periodo bellico e classicista dell’esposizione del Werkbund a Colonia nel 1914, i lavori presentati all’esposizione internazionale di Parigi del 1925 sino alla ricostruzione del «Boudoir d’une grande vedette»: la sala progettata da Josef Hoffman per il padiglione austriaco dell’esposizione universale parigina del 1937.

Veduta della mostra «Il vetro degli architetti»

Bicchieri di Adolf Loos nella mostra «Il vetro degli architetti»

Veduta della mostra «Il vetro degli architetti»

Gli «architetti del vetro» in mostra sull'Isola di San Giorgio

La ricostruzione del «Boudoir d’une grande vedette» di Josef Hoffman

Veronica Rodenigo, 21 aprile 2016 | © Riproduzione riservata

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Architetture di vetro | Veronica Rodenigo

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