Gli art advisor e gli acquisti delle banche

Franco Moro |  | Milano

Ho letto con interesse l’intervento di Michela Moro dal titolo «Crostopoli: il binomio rischioso arte e banca» (cfr. n. 377, lu.-ago. ’17, p. 1) nel quale si affronta l’intricato argomento del collezionismo degli istituti di credito prendendo spunto dallo sconsiderato acquisto di opere d’arte che non hanno retto il confronto con i valori a distanza di pochi anni. L’episodio che ha coinvolto Veneto Banca e Popolare di Vicenza è quanto mai indicativo di procedimenti viziati da mancanza di professionalità degli specialisti assoldati per la consulenza nelle acquisizioni. Dice bene l’autrice dell’articolo che, nella maggior parte dei casi, le «collezioni bancarie sono state in generale composte con logiche casuali», quando ai vertici dell’istituzione non sussista una passione piuttosto che generici interessi speculativi.

L’articolo cita più volte il termine «art advisor», per definire una professione
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(l'articolo integrale è disponibile nell'edizione su carta)

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