#MuseumsToo: sotto accusa ora sono gli artisti

Si allarga il movimento #MeToo e i musei Usa ora affrontano dilemmi etici

La protesta #MeToo al Met Breuer di New York lo scorso dicembre. Foto © Priscilla Frank
Jillian Steinhauer |  | Washington

Già poco dopo la pubblicazione, lo scorso ottobre, dei dettagli di decenni di abusi sessuali e molestie da parte del produttore cinematografico statunitense Harvey Weinstein, arrestato il 25 maggio (ora è in libertà vigilata con braccialetto elettronico), il movimento #MeToo ha contagiato il mondo dell’arte. I musei americani si sono visti costretti ad affrontare dilemmi etici sull’opportunità e sulle modalità di esporre opere di artisti presunti colpevoli di abusi.

Per questo tipo di situazioni però non esiste una risposta standard e condivisa. «La cosa peggiore che un museo possa fare è chiudere gli occhi e sperare che il problema si risolva da solo», osserva Maggie Mustard, che ha contribuito all’organizzazione di «The Incomplete Araki: Sex, Life and Death in the Works of Nobuyoshi Araki» al Museum of Sex di New York, una personale del fotografo giapponese (aperta fino al 31 agosto) le
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