Calder spoletino

Il rapporto tra lo scultore americano e la città umbra al centro di una mostra a Firenze

Alexanderr Calder, bozzetto per il «Teodelapio» © Fototeca Servizio Musei, archivi e biblioteche della Regione Umbria
Laura Lombardi |  | Spoleto (Pg)

Negli anni gloriosi del Festival dei Due Mondi di Spoleto, fondato da Gian Carlo Menotti, Alexander Calder (Lawnton, 1898 - New York, 1976) donò alla città un grande numero di opere, grazie al pionieristico progetto «Sculture nella città» dello studioso Giovanni Carandente di portare in quel borgo antico, dal 1962, opere pubbliche, avvalendosi della collaborazione con l’architetto Alberto Zanmatti per l’integrazione delle opere nelle vie del piccolo e raffinato centro storico, e con il fotografo Ugo Mulas, che seppe cogliere il significato della manifestazione.

Tra le opere di Calder, il celebre «Teodelapio» posto davanti alla Stazione, in acciaio verniciato di nero, resta l’unica scultura dell’artista in Italia, uno dei simboli della città, restaurato nel 2015. A questo legame privilegiato tra Calder e Spoleto, Palazzo Medici Riccardi dedica una mostra, fino al 29 luglio, giocando sul
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