La cultura è stata purtroppo tristemente assente dal dibattito della campagna elettorale, che in effetti assomiglia più a una lite di condominio che a un momento di necessaria riflessione su un progetto di società nel quale riconoscerci e su cui costruire benessere e sviluppo per le nuove generazioni di italiani, cioè coloro che più pagano oggi il conto della défaillance sistemica del nostro Paese su tanti, troppi piani.
Ha dunque senso riflettere su una possibile agenda di politica culturale per gli anni a venire? Malgrado tutto, forse sì. Perché, per quanto possa sembrare remota ora, la possibilità e anzi la necessità di un vero cambio di paradigma nel pensare le politiche di sviluppo di questo Paese non può essere rimandata più di tanto e finirà per imporsi da sola alla miope e asfittica agenda della politica.
Guardando a ciò che accade nello scenario europeo, osserviamo che una nuova attenzione per la cultura inizia a materializzarsi, ma con modalità relativamente anomale. Ciò che interessa sempre ...
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