Michel de Certeau e i confini del dicibile

Un particolare del pannello destro del Giardino delle delizie di Hieronymus Bosch
Alessandra Ruffino |

Fabula mistica, capolavoro di quel pensatore eccentrico che fu Michel de Certeau (1925-1986), è uscito in una nuova edizione curata da Silvano Facioni, tra i massimi conoscitori italiani dell’opera dello storico francese. Improntato alla contaminazione di varie discipline (psicanalisi, semiotica, critica letteraria, estetica, analisi politico-sociale...), il metodo di Certeau appassiona e istruisce per ampiezza e libertà di vedute. Al di là delle categorie, lo studioso ha prestato attenzione sistematica al carattere residuale di quelli che egli chiamava «oggetti scientifici instabili»: la memorialistica di viaggio, il formarsi del moderno mito del selvaggio, l’«invenzione del quotidiano» di cui è stato teorizzatore, figure d’interdetti & emarginati e, soprattutto, la scrittura mistica fiorita tra Cinque e Seicento. Si deve proprio a Certeau l’aver individuato nella mistica barocca una esatta
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(l'articolo integrale è disponibile nell'edizione su carta)

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