L’aquila dell’imperatore crociato che era amico degli arabi

Federico II, Stupor Mundi, è la star della mostra sulla Sicilia del British Museum, che chiuderà il 14 agosto

Nella foto il cammeo con l’aquila imperiale, dalla corte di Federico II (morto nel 1250), ora presso la Fondazione Dino ed Ernesta Santarelli
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Londra. Non passa giorno all’interno della cattedrale di Palermo senza che qualcuno deponga una rosa rossa ai piedi della grande tomba in porfido di un uomo morto 766 anni fa. L’imperatore Federico il Grande, Stupor Mundi, la Meraviglia del Mondo, è un uomo che ispira ancora romantica ammirazione, ma anche nostalgia per un tempo in cui arabi e cristiani convivevano amichevolmente in Occidente.

Federico II apparteneva a una dinastia tedesca, gli Hohenstaufen, era nato per diventare Sacro Romano Imperatore. Ciò significa che avrebbe governato gran parte dell’Europa centrale e buona parte d’Italia, ma crebbe a Palermo, si dice praticamente per strada.
Parlava arabo, perché gli arabi erano stati in Sicilia per 400 anni e la vita, l’arte e la cultura traboccavano ancora della loro influenza; latino, perché aveva ricevuto un’educazione classica e a quell’epoca l’intera Europa erudita parlava
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