Land Art forever

Marco Riccòmini |

Se un giorno lontano, passate guerre e carestie, nel pieno fervore del Rinascimento euroasiatico, una missione archeologica kazaka, scavando nel suolo argilloso del bacino alluvionale padano, rinvenisse le fondamenta di un labirinto eptagrammato si interrogherebbe sul suo antico culto. I libri saranno oramai scomparsi e i pochi a sopravvivere entro teche pressurizzate saranno guardati come oggetti misteriosi.
Così per comprendere il significato del ritrovato maze nei pressi di un borgo anticamente noto come Fontanlè (nella parlata del luogo) ci si affiderà al confronto con altri esempi di cui si conserverà memoria: Cnosso, tra tutti. Sul culto non si giungerà a nessuna conclusione, sebbene reperti quali busti in marmo di Carrara e la carcassa di un’auto sportiva alimenteranno le più varie congetture.
Si penserà, forse non a torto, che, come l’intrico costruito da Dedalo sull’isola di Creta, anche
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