Milano. Quando Camille Claudel (1864-1943) inizia a modellare con la creta, l’argilla, materiali facilmente reperibili nella sua terra natale, «un piccolo villaggio nel dipartimento dell’Aisne», è ancora una ragazzina. Il padre, il solo in famiglia che ne intuisce e poi sostiene la vocazione, fa trasferire la famiglia a Parigi per consentirle di frequentare i corsi dell’Accademia Colarossi. Il suo primo maestro Alfred Boucher informa Rodin del talento della giovane. E da quel momento (intorno al 1883-84) Camille entra nell’atelier Rodin, diventandone subito una delle collaboratrici più esperte.
Tra il maestro e l’allieva, dotata di singolare bellezza, più giovane di lui di ventiquattro anni, scoppia un coup de foudre artistico e sentimentale (ma non al punto, per Rodin, da decidere di troncare la sua relazione con Rose Beuret, dalla quale ha avuto un figlio). La liaison, pericolosa soprattutto per lei, non tarda ad uscire allo scoperto; dopo diversi anni Camille, stanca di essere identificata come «la bonne amie» dello scultore, si separa definitivamente da lui.