Lucca, Roma e Monza. La storia è nota, ma continuiamo a raccontarla perché è una favola in piena regola. Nel 2007 un agente immobiliare di Chicago, John Maloof, compra all’asta il contenuto di un intero box, espropriato a una certa Vivian Maier che non ne pagava più l’affitto. Tra oggetti di ogni tipo, vestiti, cappelli e altre minuzie collezionate alla rinfusa, Maloof trova una cassa contenente centinaia di negativi e di rullini neppure sviluppati. Quando comincia a frugare tra quelle immagini si rende conto di avere trovato un tesoro, fotografie straordinarie nate da uno sguardo in quel momento ancora sconosciuto. Dopo la scoperta Maloof continua a cercare la signora Maier, finché nel 2009 viene a sapere della sua morte, avvenuta il 21 aprile di quell’anno, a Chicago. Comincia così la vita postuma di Vivian Maier, la bambinaia americana da molti considerata un inatteso quanto fulgido nuovo capitolo di street photography, alla quale negli ultimi anni sono state dedicate decine di mostre in tutto il mondo.
Nata a New York nel 1926, la Maier si trasferisce con la madre in Francia, a Champsaur, nei primi anni Trenta, per rientrare negli Stati Uniti nel 1938.