La mostra «The Others Me» (fino al 21 giugno), curata da Silvia Cirelli per le Officine dell’Immagine, è la più ampia retrospettiva sinora vista in Italia di Shadi Ghadirian, una delle più importanti artiste mediorientali del nostro tempo. Poco più che quarantenne (è nata nel 1974 a Teheran, dove vive), nel suo lavoro riflette su temi cruciali del nostro tempo, dalla guerra, il cui marchio bruciante è ancora impresso sugli iraniani che come lei hanno vissuto il conflitto con l’Iraq, alla condizione femminile nel suo Paese. Immagini di grande forza, mai retoriche né brutali, che fanno ricorso a simboli, ora attingendo all’immaginario delle fiabe, ora esplorando il passato del suo Paese e servendosene come di una metafora. I primi lavori in mostra appartengono alla serie «Miss Butterfly», 2011, ispirata a una fiaba iraniana in cui si narra di una farfalla che, in cerca del sole, cade prigioniera nella tela di un ragno: Ghadirian l’ha tradotta in immagini di donne che, in interni bui, tessono ragnatele.
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