Bologna. Il Mast procede nella sua meritoria opera di ricognizione sulla fotografia industriale con una mostra incentrata sulla contemporaneità, «Industry Now», realizzata con opere della Fondazione (dal 14 maggio al 6 settembre, a cura di Urs Stahel). È l’occasione per riflettere sulla natura di questo particolare aspetto della pratica fotografica, che ha vissuto la sua stagione d’oro fra gli anni ’20 e ’60, ha patito il declino verso la fine del secolo scorso e oggi si presenta con nuove modalità, più vicine al mondo dell’arte che a quello della fotografia documentaria o di reportage. I nomi di questa selezione ne sono testimonianza: da Thomas Struth a Vera Lutter, da Hiroshi Sugimoto a Trevor Paglen, da Miyako Ishiuchi a Mitch Epstein fino agli italiani Massimo Vitali, Olivo Barbieri, Carlo Valsecchi, ognuno impegnato a interpretare con il proprio linguaggio spazi e personaggi del paesaggio industriale (o, meglio, postindustriale) contemporaneo, sempre più privo di uomini e più ricco di tecnologia.
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