La BundesKunsthalle presenta, fino al 13 settembre, «Karl Lagerfeld. Modemethode», a cura di Amanda Harlech; è la prima mostra che esplora a tutto tondo la Weltanschauung della moda di un personaggio fuori schema come lo stilista tedesco, non solo fra i più celebri e celebrati protagonisti del fashion system fra XX e XXI secolo ma teorico dell’estetica della moda. Lagerfeld si è imposto per la capacità di innovare le forme classiche della moda e imporre nuove tendenze estetiche e stilistiche. Dall’inizio della sua carriera nel 1955 e sino al 1962 assistente di Pierre Balmain, direttore creativo della Maison Patou nel 1959-61, poi direttore artistico di Fendi dal 1965, creatore degli accessori Chloé dal 1963 al 1983, fino a Chanel (in cui, come direttore creativo e capo progettista dal 1983, si è dimostrato unanimemente il migliore successore della Mademoiselle) e al marchio con il suo stesso nome, Lagerfeld nelle sue creazioni ha sempre mostrato una specifica sensibilità al rapporto fra moda e società, in quella concezione che, a ricalcare quella warburghiana fra arte e storia, vede la moda come specchio dell’evoluzione del costume, del gusto e dell’estetica di ogni contesto sociale.
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