Per anni regina del «minimalismo», con la sua moda che ha conquistato il mondo, Miuccia Prada (con il suo gruppo una delle rare nostre eccellenze rimaste italiane; nella foto con Rem Koolhaas) ha impresso un’allure tutt’altro che sommessa alla nuova sede della Fondazione a lei intitolata a Milano, che sin d’ora infatti promette di diventare il vero, grandioso museo di arte contemporanea della città. Innanzitutto, la superficie: 19mila metri quadrati in largo Isarco, oltre il vecchio scalo di Porta Romana (la periferia ritratta nei suoi primi dipinti da Boccioni, che allora abitava poco lontano, in via Adige), ben 11mila dei quali sono destinati alle attività espositive, con un’articolazione e una flessibilità davvero rare. Poi il numero degli edifici: dieci. Sette appartenevano al complesso originario che, nato come distilleria negli anni Dieci del ’900, avrebbe visto sorgere fino agli anni Sessanta nuove costruzioni, con funzioni diverse. Radicalmente rinnovati, quegli edifici mostrano ora un volto a dir poco sorprendente, sebbene conservino l’impronta della loro natura archeo-industriale.
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