Londra. «Una delle gioie di essere un fotografo è la possibilità di presentare il mio lavoro sia sulle pagine di un libro che sui muri di una galleria. Con la mia mostra al Media Space posso esplorare la complessa relazione tra il libro e il muro». Lui è l’americano Alec Soth, e la mostra di cui parla è «Gathered Leaves», imponente personale che lo Science Museum di Londra gli dedica fino al 28 marzo. Artista, reporter di Magnum, blogger, editore con la sua Little Brown Mushroom, docente e assiduo di Instagram, Soth si impone al grande pubblico fin dal 2004 con la prima edizione di «Sleeping by the Mississippi», che lo colloca nella scia del grande racconto americano, da Walker Evans a Kerouac, da Robert Frank, a Garry Winogrand, a Stephen Shore.
Non ancora cinquantenne, è considerato uno dei più grandi cantori del paesaggio e della società statunitense che lui fotografa viaggiando nel cosiddetto «the big middle», l’immensa area centrale degli Stati Uniti, un territorio fatto di vuoti e silenzi, di città fantasma dove gli abitanti sembrano difendersi da una natura troppo vasta, e dal nulla di un destino che si agita tra il sogno americano e il suo fallimento.