Genova, l'arteterapia del Museoattivo Claudio Costa

Copertina di «Totem e tabù», di Claudio Costa. In prima pagina figura la dedica firmata dall’autore, datata 28/12/1988:  Dedico questo lavoro a Antonio Slavich, caro amico comprensivo.
Chiara Pasetti |

Genova. La storia dell’affascinante e complessa opera «Totem e tabù» dell’artista Claudio Costa (1942-95), che verrà esposta per la prima volta nel Palazzo Ducale di Genova dal 6 al 15 novembre, si intreccia strettamente con la storia dell’ex ospedale psichiatrico di Quarto (Genova) in cui, nel 1988, è stata concepita.
Nel luogo che prima della Legge 180 di Franco Basaglia (il quale nel 1978 impose la chiusura dei manicomi e regolamentò il trattamento sanitario obbligatorio) conteneva centinaia di malati psichiatrici, nasceva, nel 1988, l’«Istituto Materie e Forme Inconsapevoli» (Imfi): un nome evocativo ed emblematico, ispirato al «Museo do Incosciente» di Rio de Janeiro fondato dalla psicoanalista Nise de Silveira, per un progetto importante e innovativo, quello di promuovere, divulgare e ricercare creatività espressive (disegno, pittura, scultura, scrittura, teatro, musica, arti visive)
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