Qualcuno odia i restauratori?

Una restauratrice specializzata all’opera nella Cappella dei principi di Firenze
Edek Osser |

Roma. Il percorso che dovrebbe finalmente portare l’élite dei restauratori italiani al riconoscimento giuridico della loro specializzazione si è trasformato in un inestricabile labirinto (cfr. n. 355, lug.-ago. ’15, p. 7).
Le ultime notizie trapelano da una giungla burocratica sconosciuta, circondata dall’in- certezza dei «si dice»: sembra di rivivere le cronache lontane di Henry Stanley per anni in Africa alla ricerca di David Livingstone scomparso nelle inesplorate foreste piene di ostacoli naturali e pericolose tribù. Anche i restauratori risultano sperduti tra ostili bandi di selezione mai conclusi, leggi non applicate e una misteriosa burocrazia imperscrutabile.

Bando di selezione
Le ultime notizie sono allarmanti. Si comincia dall’ultimo, definitivo bando di selezione, avviato dopo sei anni di «stop and go», silenzi e attese. Lanciato il 22 giugno 2015, dà tempo fino al 31 ottobre per
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