Sigmar Polke amava la contraddizione e la privacy. Per questo è stata una sorpresa quando l’artista ha acconsentito a una retrospettiva del suo lavoro. Kathy Halbreich, che la cura per il MoMA, sapeva fin dall’inizio che questa, allestita dal 13 aprile al 9 agosto, sarebbe stata una mostra importante. Quando, nel 2010, l’artista tedesco è morto, all’età di sessantanove anni, ha lasciato in eredità cinquant’anni di dipinti, sculture, film, fotografie e disegni, molti di grandi dimensioni. La Halbreich ha limitato la sua scelta a circa 250 opere per una delle più vaste mostre nella storia del museo newyorkese. L’ultima mostra di Polke in un museo statunitense risaliva al 1990, nel San Francisco Museum of Modern Art. Al Walker Art Center di Minneapolis, che ha diretto dal 1991 al 2007, la curatrice ha acquisito una collezione completa di stampe e multipli di Polke, oltre al dipinto «Frau Herbst und ihre zwei Töchter» del 1991 ora esposto. Quando propose a Polke una mostra interdisciplinare, si aspettava un rifiuto.
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