Parigi. Joan Fontcuberta ha trascorso la sua esistenza creativa a nascondersi, a mimetizzarsi in altre figure, a camuffare da reportage o da fotografia scientifica opere realizzate in studio con l’intento di svelare l’ambiguità fondante della pratica fotografica: giunto ormai a una giusta fama mondiale, rafforzata dal recente conferimento del Premio Hasselblad, l’artista catalano (Barcellona, 1955) costruisce su questa caratteristica del suo lavoro l’intera sua antologica parigina alla Maison Européenne de la Photographie, intitolata appunto «Camouflages» (dal 15 gennaio al 16 marzo, a cura di Jean Luc Monterosso e Pascal Hoel, catalogo Contrasto/Gustavo Gili, realizzato con il sostegno della Fondazione Llull). Fontcuberta, che è tra i più lucidi teorici contemporanei della fotografia, nonché critico e curatore, ha immaginato un percorso attraverso i cicli più importanti della sua carriera a partire dall’idea di mimetismo, di impersonificazione dell’altro, di velatura del reale, di ...
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