Parigi. «Io osservo, osservo, osservo. È attraverso gli occhi che capisco»: così Henri Cartier-Bresson rendeva esplicito il proprio atteggiamento nei confronti del mondo e della creazione, e forse anche le ragioni per le quali era diventato, secondo i suoi contemporanei, «l’occhio del secolo». A dieci anni dalla sua morte, il Centre Pompidou dedica al maestro nato a Chanteloup-en-Brie nel 1908 la prima grande retrospettiva europea postuma, un’enorme rassegna composta da oltre 500 opere tra fotografie, film, disegni, dipinti, scalate lungo l’intero arco della sua esistenza, con particolare attenzione al periodo che va dagli anni Venti agli anni Settanta (fino al 9 giugno, a cura di Clément Chéroux, catalogo Editions du Centre Pompidou, 400 pp., e 49,90). La mostra odierna si struttura su tre assi portanti, cronologiche e tematiche insieme, con l’intenzione di fornire al pubblico una visione il più articolata possibile della molteplice creatività di HCB, secondo l’acronimo col quale era già conosciuto in vita.
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