«Avigdor N.Y. 2014» è il titolo della monografica che Paolo Tonin Arte Contemporanea dedica, dall’8 novembre al 30 dicembre, al fotografo torinese (1932), newyorchese d’adozione, Giorgio Avigdor. Ventidue scatti recenti, 2013-2014, nei quali ritroviamo la cifra stilistica che connota l’autore sin dai suoi lavori degli anni Cinquanta sul quartiere torinese di San Salvario, così come negli interni di Montiglio (Asti) della metà degli anni Ottanta: nelle parole dell’amica Sandra Reberschak, un atteggiamento, quello di Avigdor, «fotografico puro, documentario, freddo, e però non ostile, distaccato, e però non senza amore». Una New York marginale, altra, senza grattacieli e uomini d’affari, quella restituitaci dalle opere in mostra: scene di strada, mercatini di quartiere, vetrine di piccoli negozi antitetiche a quelle delle Maison sulla Fifth Avenue, ragazze qualunque. Lo sguardo sapiente del fotografo ci rimanda la quotidianità disadorna di Yorkville, quartiere dell’Upper East side, senza però alcun intento di denuncia sociale, semmai animato, sessant’anni fa come oggi, dalla medesima curiosità per gli oggetti e le persone.
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(il testo integrale è disponibile nella versione cartacea)