Il Kunstmuseum dedica a Gabriele Basilico una grande mostra fondata su due linee portanti: la ricerca iniziale, sviluppatasi negli anni Settanta, e la maturità, incarnata dai paesaggi urbani che ne hanno caratterizzato la poetica fino alla prematura scomparsa dello scorso anno («Gabriele Basilico. Urbanscapes», a cura di Marco Meier, fino al 23 novembre, catalogo Skira). Il percorso si apre con i tre grandi cicli che hanno segnato gli esordi, quello dedicato ai «Dancing in Emilia», quello concentrato sulla città di Glasgow e la celebre serie «Milano. Ritratti di fabbriche», portata a termine nel 1981 e subito diventata un testo fondamentale per la fotografia non solo italiana. Da lì, la mostra si apre su quel giro del mondo nei paesaggi urbani iniziato negli anni Ottanta che ha portato Basilico a riprendere, tra le tante, Milano e Parigi (nella foto), Mosca e San Francisco, Roma e Istanbul, alla ricerca delle forme e del senso di quegli spazi e di quelle architetture che per lui sono state la ragione primaria dell’atto fotografico.
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