Torino. Dopo il tragico incendio che l’11 aprile del 1997 distrusse la Cappella della Sindone, capolavoro con cui l’achitetto modenese Guarino Guarini sfidò l’immagine di Torino «città caserma» voluta sino a quel momento dai Savoia, procedono i lavori affidati il 30 aprile 2012 alla torinese Arcas al termine di un lunghissimo iter (16 anni!) di discussioni sul da farsi, cantieri e ricorsi (cfr. n. 326, dic. ’12, p. 30). Il cantiere in atto è finalizzato alla riabilitazione delle strutture in elevazione e prevede la sostituzione di circa 1.550 elementi di marmo gravemente danneggiati dall’incendio (su un totale di 5.450), per i quali non è stato possibile pensare al solo consolidamento. I restanti conci saranno invece integrati con malte appositamente formulate, in un successivo appalto. «L’avanzamento dei lavori è soddisfacente, dichiara il direttore dei lavori Paolo Napoli. Ad oggi, dopo 17 mesi di cantiere, sono stati eseguiti tutti i rilievi topografici, i modelli tridimensionali e i prototipi in polistirolo dei conci lapidei da sostituire e sono stati realizzati tutti gli interventi previsti in progetto al primo e al secondo livello della Cappella». Nello specifico: al primo livello, interamente in marmo nero, sono state smontate e sostituite le 13 colonne dell’ordine minore, le 8 lesene dell’ordine maggiore, le 2 colonne e i 30 conci dell’arco sghembo di affaccio verso il Duomo e quelli della trabeazione del vestibolo a nordovest. Al secondo livello, in marmo grigio, sono stati smontati e sostituiti i conci di 5 occhi su 6 e i 3 archi del bacino tronco nelle porzioni da sostituire, inserite e tesate le nuove catene in acciaio del cestello. Prosegue, intanto, la produzione in laboratorio dei conci in marmo grigio del terzo e quarto livello. Alla difficoltà di reperimento del marmo (quello proveniente dalla cava storica di Frabosa, riaperta per l’occasione, era troppo fratturato e quindi non utilizzabile per elementi di grandi dimensioni quali le colonne) si è ovviato ricorrendo alle cave delle Alpi Orobie, nel bergamasco. «Sino a oggi non è stata necessaria alcuna variazione al progetto, il termine di questa fase dei lavori resta fissato, come da accordi, per marzo 2014, e non si prospetta nessun costo aggiuntivo rispetto agli 8,7 milioni di euro preventivati» informa Mario Turetta, a capo della Direzione regionale per i Beni culturali. Restano poi da assegnare i lavori di integrazione volumetrica e finitura superficiale dell’apparato decorativo interno compresi gli elementi bronzei, la rifunzionalizzazione impiantistica, lo smontaggio dell’imponente struttura interna di presidio e degli apprestamenti di cantiere e il restauro delle superfici esterne da realizzarsi nell’arco di uno o due anni. Su quest’ultimo punto regna parecchia incertezza, anche perché si sta ancora cercando la copertura finanziaria: dei circa 4 milioni di euro stimati uno è stato stanziato dal Mibac, per i restanti è stato richiesto un contributo alla Compagnia di San Paolo e alla Fondazione Crt, e si è in attesa di risposte.