Boris Mikhailov è nato nel 1938 in Ucraina ed è cresciuto in quella che allora era l’Unione Sovietica. È considerato uno dei fotografi più importanti degli ultimi decenni. Profondamente consapevole del contesto storico di cui era parte, e molto attento alla situazione politica, sociale ed economica, ha sempre inserito nel suo lavoro anche uno humor a volte disarmante, la passione e l’erotismo, la vulnerabilità, la vecchiaia e la morte. Ora il MoMA di New York gli dedica, fino al 5 settembre, una monografica dal titolo «Boris Mikhailov: Case History», prima mostra, da parte di un museo americano, incentrata interamente su questa serie. Ingegnere di formazione, ha imparato da autodidatta la tecnica e l’arte della fotografia. Più volte arrestato dal Kgb, si è dedicato esclusivamente alle immagini da quando il regime gli ha impedito di esercitare la professione d’ingegnere, sviluppando un linguaggio unico nell’ambito della fotografia documentaristico-sociale. In una delle prime serie realizzate, «The Red», ha usato il colore rosso, quello della Rivoluzione d’Ottobre, per fissare l’immagine delle persone e delle città.
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