Patrick Mimran, francese classe 1956, presenta a Venezia «After», un nuovo lavoro fotografico composto da pannelli che hanno come soggetto il cielo e le nuvole e sono esposti a Palazzo Malipiero dal primo giugno al 27 novembre.
Patrick Mimran, come si inserisce questo lavoro nel suo percorso?
Nella serie «Billboard» presentavo alcuni pensieri sull’arte e sul sistema dell’arte: idee semplici scritte in modo semplice, per preservare una prospettiva umoristica in un mondo dove l’ironia non è molto comune. Con «After» cerco ancora di esprimere delle idee, ma quello che voglio comunicare è più profondo, più intimo e più serio. In «Billboard» parlavo dei e ai «Piccoli autoproclamati dei dell’arte», in «After» parlo dell’universale «Dio di tutti».
Le sue foto hanno avuto come soggetti scale mobili, vetrine, ingressi di parcheggi: ora le nuvole di «After» aprono verso spazialità diverse, verso il «dopo», e si avvicinano più al divino che all’umano. Come nasce questa apertura?
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