Catania. Pubblici disservizi e private virtù, accanto al grande zelo di enti come l’Università: Catania oggi è lo specchio di una certa Italietta. Aveva ragione Goethe: «Senza la Sicilia non ci si può fare un’idea dell’Italia, qui è la chiave del tutto».
Il Castello Ursino, voluto da Federico II nel 1240, pochi mesi dopo Castel del Monte e al cui interno si è svolto molto dei Vespri siciliani (è il caso di rammentarlo, proprio quest’anno), ha una collezione che richiamò tanti viaggiatori d’Europa, a partire da Goethe e Johann von Riedesel. Nel 1934 è diventato museo, inaugurato da re Vittorio Emanuele III. Dal 1969, però, è in parte precluso alla visita: i reperti sono solo in piccola misura visitabili, i restauri non finiscono mai e il museo è, addirittura, al centro di una querelle su oggetti forse spariti. Quello che, dal 1758, probabilmente è stato il primo museo privato al mondo sempre aperto al pubblico, potrebbe essere recuperato grazie a una stilista famosa, Marella Ferrera (assessore comunale alla Cultura ma dimissionaria da marzo, non ancora accettate dal sindaco), che punta a un incarico, gratuito, che le affidi la gestione del castello e dei «grandi eventi».
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