Tra i 140 faldoni sequestrati nel 2001 a Gianfranco Becchina (il mercante di antichità recentemente rinviato a giudizio per associazione a delinquere dal gup del Tribunale di Roma, cfr. n. 307, mar. ’11, p. 2, Ndr) nella sede e in tre magazzini della sua Palladion Antike Kunst a Basilea (lo spazio di memoria di 16 film: due carabinieri hanno impiegato due mesi per fotografarli), quelli numerati dall’87 all’89 sono intestati al re del rame George Ortiz Patiño.
Boliviano nato a Parigi 84 anni fa, sotto la villa di Ginevra possiede un museo inaccessibile: della collezione in esso ospitata sono noti soltanto 280 capolavori che sono andati in mostra a metà degli anni Novanta alla Royal Academy di Londra, all’Altes Museum di Berlino, all’Ermitage di San Pietroburgo e al Puskin di Mosca (Philippe de Montebello, che dirigeva il Metropolitan, ha declinato l’ospitalità). Nel faldone 87, Ursula Juraschek detta Rosie, moglie di Gianfranco Becchina nata a Rostock, allora Germania Orientale, registra dare e avere.
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