Considerato il writer più famoso di tutti i tempi, Banksy ha creato la sua fama grazie a opere acutamente provocatorie e all’alone di mistero (la sua identità infatti è tutt’ora sconosciuta) con cui ha avvolto la sua vita. I suoi lavori, che dai muri delle periferie delle città inglesi sono arrivati in musei e gallerie, hanno però, a ben guardare, oltre a qualità estetiche e ai contenuti di denuncia puntuali o ironici, una caratteristica fondante. Hanno l’imprinting della protesta dura e corrosiva, caratteristica di quella classe sociale, tipicamente britannica, a metà strada tra i colletti bianchi e la classe operaia, delle industrie manifatturiere o portuali, di città come Bristol, dove l’artista ha vissuto. Il messaggio rabbioso e graffiante, il segno secco e preciso è ben differente da quello massmediale pop e melting-pot di Keith Haring e Basquiat. È una propaganda militante contro il capitalismo e la guerra, che ha ancora il sentore del carbone delle fabbriche luride delle periferie, shakerato nella cultura ...
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(il testo integrale è disponibile nella versione cartacea)