La domanda non è semplice, chiede di riconoscersi nell’appartenenza a un luogo, di delineare la propria identità nel legame con un territorio, la sua storia e la sua gente. Questo il nodo affrontato da «Where is my place?», la mostra curata da Filippo Maggia e organizzata dalla Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia, dove dal 4 marzo fino al primo maggio sono esposte 50 opere realizzate da 18 artisti, tutte provenienti dalla collezione Fondazione Cassa di Risparmio di Modena. Nel suo «Trackers», Ahlam Shibli segue una comunità di beduini palestinesi arruolati nell’esercito israeliano, nello spaesamento perenne dello stare ai limiti. Renata Paljak nel video «Great Expectations» indaga le tensioni della nuova società croata. I ritratti di Marika Asatiani ci portano in una zona di confine della sua Georgia; mentre quelli di Anastasia Khoroshilova trovano in un passato traumatico il legame comune alle popolazioni russe. Nel video del malese Wong Hoy Cheong si ribaltano gli schemi del colonialismo; in quello di Yael Bartana un uomo, in piedi su uno scoglio, sradica una bandiera israeliana per piantare un ulivo.
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